Pre-bunkingLe fake news sulla salute nell’epoca dell’«internet degli zombie»

Biagio Oppi (Pfizer Italia) e Claudio Michelizza (Bufale.net) raccontano l’evoluzione delle notizie false e fuorvianti sui temi medico-scientifici (ma non solo). Il dialogo “faccia a faccia” rimane una delle migliori strategie per combattere la disinformazione, ma c’è una variabile impazzita: l’intelligenza artificiale

Ph. Lorenzo Ceva Valla

Il panel de Linkiesta Festival 2024 “Contrastare le fake news e il disordine informativo”, moderato da Lidia Baratta, ha subito messo sul piatto una recente polemica che si è diffusa nei meandri del web: la denuncia di Max Pezzali al Comune di Pavia e il problema dell’onoreficenza a Mauro Repetto. «È una vicenda in grado di confermare che l’idea romantica del giornalismo non è più applicabile nel 2024. I social vanno sempre più veloci, abbiamo sempre meno tempo per interessarci a qualcosa. Più una notizia è banale e facile da comprendere, più fa presa sulle persone», racconta sul palco Claudio Michelizza, che nel 2014 ha fondato Bufale.net, una piattaforma dedicata alla verifica delle informazioni online.

Il tema delle fake news ha acquisito nuove forme durante la pandemia, non solo nella fase delle vaccinazioni: «A un certo punto si è diffusa la falsa notizia della sopravvivenza del virus sull’asfalto per nove giorni. Per rendere l’idea, è stata la notizia più letta su Bufale.net durante tutta la pandemia. La cosa più preoccupante? Questa cosa è arrivata in tv durante un confronto con un esponente dell’Organizzazione mondiale della sanità», continua Michelizza, conosciuto un rete come «lo Sbufalatore».

Per contrastare la disinformazione sulla salute, Pfizer Italia ha creato “A dire il vero”, iniziativa che promuove la comunicazione responsabile rispetto ai temi di ambito medico-scientifico: «Con questo progetto facciamo azioni di pre-bunking. Il fact-checking e il debunking sono fondamentali, ma non sono sufficienti. Non abbiamo messo in piedi un servizio: siamo partiti dalle scuole e abbiamo collaborato con fondazioni che si occupano da anni di informazione scientifica; siamo poi arrivati alle università e ai master di giornalismo, diffondendo strumenti utili per tutti», dice Biagio Oppi, direttore della Comunicazione esterna di Pfizer Italia. 

La medicina, prosegue Oppi, «è una delle cose che ci ha permesso di vivere di più: la messa in discussione delle sue fondamenta ha creato una sfiducia sfruttata ancora oggi per attaccare i sistemi democratici. Vaccini a parte, durante la mia carriera ho visto mettere in discussione perfino la chemioterapia. Abbiamo visto bambini morire perché i genitori li avevano curati con delle terapie alternative a quelle condivise universalmente dalla scienza».

Michelizza ha poi spiegato la differenza cruciale tra fact-checking e debunking, sottolineando le strategie ideali per riconoscere una notizia falsa o fuorviante: «Il fact-checking è la verifica generale di una notizia. Il debunking, invece, è fatto da esperti in un determinato settore, come i vaccini o la guerra. Per riconoscere le fake news bisogna partire da un’analisi delle cinque W del giornalismo (Who, What, When, Where, Why): lì ti accorgi subito se qualcosa non va». La variabile impazzita è l’intelligenza artificiale. Secondo il fondatore di Bufale.net «stiamo infatti assistendo all’epoca dell’internet degli zombie, dove immagini e video di persone sui social non esistono. L’IA non serve solo a creare contenuti, ma a creare seguito, e sta raggiungendo un livello di complessità incredibile: i bot a volte sono difficili da riconoscere». 

Le fake news sui temi medico-scientifici hanno purtroppo conseguenze molto concrete sulla salute pubblica. Biagio Oppi di Pfizer ha specificato che «in Italia abbiamo i livelli di vaccinazione di Romania e Bulgaria, due Paesi contraddistinti da tassi molto bassi. È un problema che riscontriamo anche su cose come l’HPV, il cui vaccino aiuta gli adolescenti a prevenire il tumore al collo dell’utero. Oggi chi influenza l’opinione pubblica non è per forza un cittadino inquadrato in un giornale, ma persone con un certo numero di follower sui social in grado di raggiungere un pubblico vastissimo. In più, si fa fatica a prendere posizioni su temi che oggettivamente riguardano il diritto alla salute, alla libertà. Vedo un po’ di timidezza». 

Demonizzare completamente i social, però, è sbagliato: «Gli influencer medico-scientifici che troviamo sulla rete sono spesso molto bravi, perché stabiliscono un dialogo e un ascolto reciproco molto utili per comunicare temi complessi. Ne consiglio uno in particolare, Gianluca Pistore», racconta Oppi. Secondo Michelizza, «quando siamo sui social siamo tutti galletti. Per far cambiare idea ai cittadini, secondo me, bisogna puntare su conversazioni private: faccia a faccia, le persone hanno tutto un altro tono. Ed è importante anche saper cambiare argomento, far vedere a chi sostiene le fake news sulla salute che ne esistono altre anche su temi diversi, che di solito non trattano. Comparando temi conosciuti o meno dall’interlocutore, si può creare una visione critica». 

Come anticipato, però, l’intelligenza artificiale sta cambiando le carte in tavola, mettendo i bastoni tra le ruote di chi si occupa di contrastare la disinformazione. «Online stanno nascendo siti per fare qualsiasi cosa. Ora sul nostro Pc facciamo qualsiasi cosa attraverso i siti web, mentre anni fa utilizzavano i programmi installati. Con l’IA stiamo assistendo a una crisi di massa della professionalità, contraddistinta anche da copia-incolla a livello di format», puntualizza Michelizza. 

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