Platformization Le “gemme rare” del turismo non esistono

I geomedia, tecnologie interattive e multimediali che contengono informazioni spaziali, stanno stravolgendo in modo invasivo le esperienze di viaggio, illudendo la classe media di visitare posti segreti e poco urbanizzati

AP Photo/LaPresse (ph. Jae C. Hong)

Secondo un report pubblicato da Skyscanner relativo ai Travel Trends 2025, la spinta verso le attività comunitarie sta rimodellando le scelte di viaggio: viaggiatori e viaggiatrici desiderano vivere esperienze condivisibili con persone con interessi simili, per sentirsi parte di un gruppo. 

Si viaggerà di più, e in posti diversi. Secondo il report, infatti, i trend del settore saranno dettati dall’ascesa di serie tv sui dietro le quinte di eventi sportivi, come per esempio “Drive to Survive” e “Full Swing” su Netflix, che hanno catturato una nuova fetta di pubblico: il ventisei per cento delle persone tra i venticinque e i trentaquattro anni anni prevede di viaggiare per assistere a un evento sportivo nel 2025. 

Sempre secondo il report, tra le ragioni del successo di questa tendenza ci sono le piattaforme, dove vengono pubblicati contenuti che promuovono questo tipo di esperienze: tra gli esempi viene menzionato l’hasthag #golftok, che attualmente conta trecentotredici milioni di visualizzazioni su TikTok, o i centododici milioni di visualizzazioni per l’hashtag #silverstone, il circuito automobilistico nel Regno Unito. 

«Questa tendenza ha contribuito al fiorire di nuove comunità, che condividono particolari interessi – commenta André Jannson, direttore del Centro di Geomedia Studies presso l’Università di Karlstads, in Svezia –. Queste persone condividono immagini, esperienze, informazioni sui luoghi che visitano, e le comunità che si formano (intorno a questi contenuti, ndr) spesso agiscono in controtendenza rispetto all’immagine che questi centri urbani stanno cercando di costruire».

I geomedia sono l’insieme delle tecnologie interattive e multimediali che contengono informazioni spaziali, e possono presentarsi sotto forma di mappe digitali o foto geolocalizzabili. Con il recente sviluppo di tecnologie e servizi basati sulla geolocalizzazione, e i modi in cui questi strumenti si stanno evolvendo sulle piattaforme, permettono di parlare di platformization (l’accesso delle piattaforme digitali in infrastrutture e in diversi settori della vita che riguardano la riorganizzazione di pratiche culturali, ndr) dell’esperienza del viaggio. 

«Il turismo è sempre stato rafforzato dalla rappresentazione culturale, a partire da libri, opuscoli, ma anche riviste, televisione, pubblicità, cultura popolare, e così via», ha commentato Jannson. Ne è un esempio il caso di Cortona, paese in provincia di Arezzo investito da un improvviso boom di turismo a seguito della pubblicazione nel 2003 del libro “Under the Tuscan Sun: At Home in Italy”, della scrittrice statunitense Frances Mayes, che divenne presto un bestseller e ispirò i viaggi di un grande numero di turisti. 

Nel documentario “The Genius of a place” sono raccolte le testimonianze dei residenti, che da una parte condannano l’impoverimento del tessuto socioeconomico della città dovuto all’arrivo massiccio di turisti, ma dall’altro dicono «niente turisti, niente soldi». 

I geomedia, oggi, hanno un ruolo più invasivo, perché «possono promuovere il fenomeno in nuovi luoghi, che non abbiamo potuto vedere prima», continua Jannson. Secondo il report di Skyscanner, infatti, sono in ascesa le ricerche di destinazioni esotiche e insolite «che vogliono andare oltre le mete tradizionali e ormai conosciute». Le classi medie oggi sono interessate a scoprire nuove destinazioni, luoghi incontaminati, e non ancora colpiti dall’overtourism. 

«Questi utenti ricercano destinazioni e nuovi luoghi che sembrino autentici: possono essere quartieri, villaggi, intere isole – commenta Jannson –. In questo caso i geomedia hanno un impatto più significativo, perchè attraverso queste applicazioni e siti web, progettati per persone che stanno cercando una destinazione “nascosta”, dove poter incontrare la popolazione locale, e trovare ambienti genuini. Questa tendenza è peculiare, e si evolve in relazione al gusto e ai gruppi della classe media, che non vuole omologarsi alla folla o alle masse di turisti che si recano in spazi già sovrasfruttati».

Il modo di essere turisti, oggi, è cambiato anche grazie all’avvento di queste tecnologie, che secondo il direttore del Centro di Geomedia Studies hanno accelerato il fenomeno del turismo. «Prima che internet e i media esplodessero, il turismo non era un fenomeno così mediatico. Poi sono arrivate le compagnie aeree a basso costo, che hanno reso più economico volare verso destinazioni accessibili per la classe media, per i giovani in fase di formazione o che si trovano all’inizio della loro carriera. Oggi il turismo è molto legato a questo tipo di clientela: è vissuto come una forma di distinzione culturale».

Sui social pullulano travel blogger che realizzano contenuti consigliando destinazioni “segrete”, suggerendo itinerari di mete che ancora non sono state scoperte dalle grandi masse di turisti. La conseguenza, però, è che queste “gemme rare” – luoghi spesso poco urbanizzati e caratterizzati da una scarsità di infrastrutture – diventano destinazioni sovraffollate e invivibili per la popolazione residente. 

Ne sono un esempio le isole Baleari, in Spagna, che dopo essere diventate un hotspot turistico nel luglio 2023 hanno accolto 16.5 milioni di turisti, contro gli 8.5 milioni di visitatori del 2010. «Basta fare video delle baie di Maiorca perché per quattro “like” state distruggendo l’isola», ha commentato su Tik Tok Patricia, una residente del luogo, denunciando il degradamento della qualità della vita per gli abitanti residenti nell’area. 

Un altro esempio è Trolltunga, in Norvegia, che nel 2009 venne visitata da meno di mille turisti: essendo un’area remota non c’era linea telefonica, e per raggiungerla bisognava affrontare un trekking di dieci ore. Nel 2019 l’area era diventato un hotspot, tanto che il villaggio più vicino all’area venne visitato da circa centomila visitatori, e la “segreta meraviglia naturale” oggi è affollata, con lunghe file persone, che si mettono in coda per scattare una fotografia. 

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