«Ogni nostra azione sarà diretta alla resistenza. Non dobbiamo permettere al governo di condurre una vita pacifica e normale». Le parole di Mamumka Khazaradze, membro del partito di opposizione Strong Georgia, alla stampa sono arrivate a poche ore dalla manifestazione di lunedì, una protesta durata quasi quattro ore e che ha attraversato diversi quartieri della città per chiedere ancora una volta l’annullamento delle elezioni parlamentari del 26 ottobre, ritenute illegittime e fraudolente da osservatori locali e internazionali.
In particolare, l’Osce ha dichiarato che nel ventiquattro per cento dei casi analizzati la segretezza del voto non è stata garantita, mentre l’istituto di statistica Edison Research, che dal 2012 segue gli exit poll nel Paese – e secondo cui il partito Sogno Georgiano avrebbe raggiunto il quarantuno per cento dei consensi – spiega che «la differenza di tredici punti tra la stima di Edison e il risultato ufficiale del cinquantaquattro per cento per Sogno Georgiano non può essere spiegata dalla sola variazione normale e suggerisce una manipolazione del voto a livello locale».
E così la popolazione, guidata dai leader dei partiti di opposizione (eccetto Giorki Gakharia di For Georgia, che ha deciso di non partecipare alla manifestazione), si è riunita ieri pomeriggio nella piazza della stazione ferroviaria di Tbilisi per marciare fino al Parlamento in viale Rustaveli. Qui, Levan Tsutskiridze, membro della coalizione Strong Georgia, ha presentato i tre obiettivi dell’opposizione riguardo i brogli elettorali: è necessario, prima di tutto, che l’intera la popolazione «capisca che il governo ha manipolato e falsificato le elezioni, che ha messo in atto un piano di guerra russo».
Poi, Tsutskiridze ha piegato la seconda richiesta dell’opposizione: far sì che il mondo non riconosca i risultati elettorali, e ha infine insistito sull’importanza della resistenza e delle azioni della società civile, e di mostrare il proprio dissenso non solo in viale Rustaveli, ma ovunque.
E infatti, al termine degli interventi, Mamuka Khazaradze di Strong Georgia ha chiesto che la protesta si spostasse su via Baratashvili, uno degli snodi di Tbilisi per la circolazione degli autobus, per bloccare il traffico, per arrivare poi alla stazione della metro di piazza Marjanishvili. La seconda marcia è servita come una sorta di avvertimento per il governo: l’opposizione ha incoraggiato i cittadini a partecipare a delle contestazioni giornaliere che si dovrebbero tenere da domani alle due in tutta la città, dal centro alla periferia, per poi allargarsi nei prossimi giorni nelle regioni di tutto il Paese.
La decisione dell’opposizione di coinvolgere l’intera popolazione – e non solo gli abitanti della capitale – nelle proteste è arrivata come un invito all’unità che sembra essere anche una risposta all’intervento del portavoce del parlamento Shalva Papuashvili. Papuashvili ha infatti tenuto un briefing per difendere il governo dalle accuse di brogli mosse dall’opposizione, e durante cui ha usato una mappa della Georgia in cui le regioni di Abkhazia e Ossezia del Sud, occupate dalla Russia dal 2008, non appaiono.
Dal 2020, l’uso di cartine simili è vietato dal codice penale georgiano, che proibisce la produzione, vendita e uso di materiale che «rappresenti le violazioni dell’integrità territoriale con l’intento di diffondere notizie false», pena fino a due anni di carcere. Il leader del governo in parlamento Mamuka Mdinaradze ha però giustificato il proprio partito dicendo che le regioni occupate sarebbero invece apparse sulla mappa, ma con un colore più chiaro che «non è stato visibile attraverso la videocamera». Durante le proteste, invece, i confini della Georgia erano ben visibili dalla mappa proiettata sui maxischermi montati davanti al Parlamento.
Lo scandalo causato da Papuashvili aumenta di significato soprattutto quando si prende in considerazione la retorica di cui Sogno Georgiano si è servito per l’intera campagna elettorale, secondo cui la vittoria dell’opposizione avrebbe minacciato la stabilità e la sicurezza del Paese, mentre la rielezione del governo in carica avrebbe garantito la pace. Eppure, la scelta di usare una mappa per cui si accettano le aspirazioni coloniali di Mosca sembra dimostrare il contrario.
Anche tra i maggiori esponenti della comunità internazionale, la vittoria di Sogno Georgiano è associata alla vittoria degli interessi russi (anche se, secondo Papuashvili, sarebbe l’opposizione, «i senza patria», a peccare di nazionalismo), e non della volontà della cittadinanza. La neoeletta presidente della Moldova, Maia Sandu, si è rivolta alla popolazione georgiana che nell’ultima settimana è scesa in piazza per manifestare dissenso contro il governo: «Ammiro la vostra tenacia e la vostra determinazione nel costruirvi un futuro libero ed europeo. Testa alta – la Moldova è dalla vostra parte».
Se da una parte i leader internazionali hanno espresso solidarietà con la popolazione e l’opposizione, dall’altra i rapporti diplomatici della Georgia con gli altri Paesi sembrano deteriorarsi: domenica, la presidente Salome Zurabishvili ha criticato i diplomatici georgiani per non essersi schierati in seguito alle elezioni, viste come una svolta decisiva verso la Russia. «Non posso farvi gli auguri in occasione della giornata della diplomazia. Se non avete il coraggio di dimettervi, se non siete capaci di alzare la voce o di esprimere la vostra opinione, che cosa vi rimane? Cos’è a farvi così paura?», ha scritto Zurabishvili.
L’indignazione della Presidente è probabilmente legata al timore che il proprio Paese venga definitivamente isolato dall’Unione europea, e che le prospettive di ingresso nell’Ue vengano meno. Già la scorsa settimana, la Commissione europea ha adottato un Pacchetto Allargamento 2024 fornendo una valutazione dettagliata dello stato di avanzamento e dei progressi compiuti nei Balcani occidentali, dalla Turchia, dall’Ucraina, dalla Moldavia e dalla Georgia nel loro percorso verso l’Unione Europea, con un’attenzione particolare all’attuazione delle riforme fondamentali e con indicazioni chiare sulle priorità di riforma future. Sulla base di questo pacchetto è stato esplicitato che «a causa della direzione presa dal governo georgiano», i leader dell’Ue hanno fermato il processo di integrazione della Georgia.
Gli elettori, però, sembrano ancora convinti di poter riportare il Paese su un percorso che li porti a raggiungere l’obiettivo – sancito dalla costituzione – di entrare a far parte dell’Unione. E da domani inizierà un nuovo ciclo di proteste per tentare di convincere il governo a indire delle nuove elezioni in cui i cittadini siano liberi di votare chi davvero li rappresenta.