Cosa c’entra l’immigrazione clandestina con i femminicidi? Ha un valore specifico, morale, politico e sociale, fa la differenza se a commettere un reato mostruoso è un italiano o un immigrato clandestino o regolare? È chiaro che la risposta è no assolutamente, ma anche a Palazzo Chigi si infila la propaganda cinica su un fenomeno che lascia sgomenti per la frequenza: viene uccisa in media una donna ogni tre giorni.
Matteo Salvini ne ha fatto un cavallo di battaglia politica nella disperata angoscia di risalire nei sondaggi, senza risultato nelle urne, per altro. In questo caso il delirio è certo non giustificato, ma prevedibile, banale. Diventa sconcertante quando un ministro leghista, proprio quello dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, afferma che «l’incremento della violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale». Parole pronunciate, per altro, durante la presentazione della Fondazione dedicata a Giulia Cecchettin, trovata morta un anno fa. Con il padre di Giulia presente.
Pensavamo che almeno nel giorno in cui si celebra, come ogni anno il 25 novembre, la Giornata internazionale sulla violenza contro le donne, ci venisse risparmiata l’assurdo accostamento tra migranti e donne uccise. E invece ieri anche la prima donna presidente del Consiglio ha sostenuto che c’è un’incidenza nei casi di violenza sessuale da parte di persone immigrate. Perché, questo il ragionamento di Giorgia Meloni, quando non hai niente, si produce una degenerazione. Ma per fortuna il governo sta dando «segnali molto importanti» per garantire maggiore sicurezza alle donne. E questo avverrebbe anche attraverso le assunzioni e il migliore trattamento economico delle forze dell’ordine: così si combatte l’insicurezza nelle città e l’immigrazione illegale di massa.
Quando ha rilasciato questa intervista a “Donna Moderna”, Meloni non poteva immaginare che le sue parole sarebbero cadute rumorose nel giorno in cui la Corte d’Assise di Milano ha condannato all’ergastolo il bianco di buona famiglia Alessandro Impagnatiello per il brutale omicidio di Giulia Tramontano, la fidanzata incinta.
Nello stesso giorno in cui a Venezia è stato chiesto dal Pm l’ergastolo per un altro ragazzo bianco, Filippo Turetta, sempre per avere ucciso la sua ex ragazza, Giulia Cecchettin. Non poteva immaginare la coincidenza che rende le sue affermazioni del tutto fuori luogo, ma sapeva e sa perfettamente che il settanta per cento dei femminicidi in Italia sono commessi da italiani (fonte ministero Interno) e spesso dentro le mura domestiche.
In ogni caso, che differenza c’è tra chi commette violenza sulle donne? Focalizzare il tema della sicurezza sugli omicidi di donne, legarlo all’immigrazione clandestina, è pura propaganda, quella tanto al chilo di tutte le destre del mondo. La cosa peggiore, se mai fosse possibile, è che a questa propaganda assurda abboccano tanti elettori. È chiaro che Meloni su questo terreno non vuole lasciare spazi di demagogia a Salvini. Dal consenso che mantiene e che drena dalla Lega, la presidente del Consiglio è più convincente.