CostituenteIl vannaccismo di Fedez e altri esempi di cultura progressista

Ancora meno sorprendente, ma più istruttivo, è che Grillo scopra proprio ora l’opacità delle votazioni online, scrive Francesco Cundari nella newsletter “La Linea”. Arriva tutte le mattine dal lunedì al venerdì più o meno alle sette

Lapresse

Confesso di fare molta fatica a decidere da dove cominciare questo articolo: dal grande stupore per le dichiarazioni di Fedez a favore del generale Vannacci, pronunciate peraltro nella sede più appropriata: ospite di Giuseppe Cruciani alla Zanzara, o dall’altrettanto (cioè pochissimo) sorprendente richiesta di Beppe Grillo, dopo opportuna consultazione con Davide Casaleggio, circa la necessità che la nuova votazione della Costituente sia certificata da società informatiche da lui indicate? A Radio 24 – sì, per quanto possa sembrare incredibile, il programma di Cruciani va in onda sulla radio del Sole 24 ore, cioè della Confindustria, e già solo questo dettaglio vale più di mille analisi su natura, genesi e fortuna del populismo italiano – Fedez ha detto senza esitazione che tra Elly Schlein e Roberto Vannacci sceglie Vannacci.

Un coming out che non si vede per quale ragione debba stupire, da parte del primo cantore e intellettuale di riferimento del Movimento 5 stelle, quello a favore del reato di immigrazione clandestina, quello dei post su «che fareste in auto con la Boldrini», quello delle ong definite «taxi del mare» e poi prese di mira con multe milionarie e sequestri delle imbarcazioni attraverso i decreti sicurezza, ai tempi del governo con Matteo Salvini (un idillio rotto da Salvini, peraltro, mica dai cinquestelle).

Ancora meno sorprendente, ma forse più istruttivo, è il fatto che solo adesso, quando non è più lui a gestirlo, Grillo si accorga dell’opacità delle votazioni online, e si preoccupi di indicare la società informatica chiamata a certificarne la regolarità, stando almeno a quanto scrive oggi Repubblica. Ma come? Non vorrà mica dirci che tutte quelle cerimonie, con tanto di notaio a garantire la regolarità delle operazioni, cioè il fatto che i numeri apparsi sullo schermo del computer siano stati correttamente trascritti sulla carta, non garantiscono un bel niente?

E meno male che tanti discorsi sui loro progetti di democrazia diretta sono rimasti chiacchiere per abbindolare i gonzi e non si sono mai concretizzati in nulla di più. In ogni caso entrambi gli episodi, le parole di Fedez e le richieste di Grillo, mi sembrano a loro modo rivelatori, e più utili di tanti retroscena e analisi seriosissime per cogliere la consistenza della presunta svolta «progressista» della Costituente voluta da Giuseppe Conte. Dalla cui platea, mi piace ricordarlo ancora una volta, è partito un grandissimo applauso quando Marco Travaglio ha detto testualmente: «Io penso che il governo con Salvini per i primi sei mesi sia stata la cosa più innovativa che si è vista negli ultimi trent’anni».

Può anche darsi, naturalmente, che abbia ragione chi sostiene che Travaglio sia il primo a essere uscito sconfitto dalla grande svolta contiana, intesa quindi come scelta strategica, ponderata e conseguente, volta a tracciare una linea cui attenersi con serietà e coerenza per i prossimi anni. Ma non credo di dover spiegare al lettore perché questa ipotesi mi appaia poco verosimile.

Questo è un estratto di “La Linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.

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