Le ragioni di una crisiPerché è necessario riallacciare i rapporti tra la sinistra e Israele

Nella terza giornata de Linkiesta Festival, Riccardo Galetti e Roberto Sajeva hanno mostrato le distorsioni del dibattito sulla lotta contro Hamas, in cui si è raccontata solo una parte del conflitto, finendo per criminalizzare Tel Aviv anche nel diritto internazionale

(Foto: Lorenzo Ceva Valle)

Israele è spesso anticipatore di quello che succede nel resto del mondo. Per questo è importante sostenere le sue ragioni, per una rigenerazione del Paese verso un sionismo pragmatico e moderato, lontano dalle derive del premier Benjamin Netanyahu. E in questo percorso è importante che la sinistra riallacci i rapporti con Israele, senza lasciare la sua difesa nelle mani dell’estrema destra. È questa la sintesi del dibattito tenutosi a Linkiesta Festival 2024 con Riccardo Galetti e Roberto Sajeva, autori di “Le ragioni di Israele” (Linkiesta Books), moderati da Massimiliano Coccia.

«Sostenere le ragioni di Israele significa abbandonare le emozioni delle storie di Instagram e tornare a un dibattito più equilibrato rispetto a quello a cui abbiamo assistito in questi mesi», ha spiegato Riccardo Galletti. Israele paga un peccato originale e vive attorno a una sorta di «intifada permanente» che è emersa già il giorno dopo il 7 ottobre. «Ma non dobbiamo lasciare la difesa di Israele all’estrema destra», ha detto Galletti. «Dobbiamo essere capaci anche da sinistra di difendere Israele senza timore e senza vergogna, consentendo di farlo anche a chi è avversario di Netanyahu, sostenendo il diritto di Israele di difendersi e attaccare Hamas».

Israele, con i suoi nemici e le sue contraddizioni, è anche questa volta una sentinella dei problemi internazionali in corso. E mostra come Israele stesso sia vittima di vicende interne che hanno portato il premier Netanyahu ad affrontare il 7 ottobre con una spinta messianica, che ha accresciuto questo spirito di criminalizzazione da parte dell’opinione pubblica. Che trova il suo corrispettivo anche nel diritto internazionale, come il caso del mandato d’arresto della Corte penale internazionale nei confronti di Netanyahu dimostra.

Tutto questo in un contesto in cui vengono raccontate soprattutto le azioni militari di Israele, dello Stato criminale forte contro il debole, senza raccontare l’altra parte del conflitto, con le azioni militari di Hamas ed Hezbollah. Senza sapere quello che realmente Israele è, ovvero un Paese multietnico ed emblema dei diritti civili.

«Hamas al contrario è il Reich dei poveri, è un regime con forza militare con più di quarantamila persone, pur non essendo uno Stato. È come se avesse vinto Totò Riina in Sicilia», ha detto Roberto Sajeva. Eppure in questi mesi abbiamo assistito alle manifestazioni mondiali del movimento Propalestina, «che rispondono agli appelli emessi puntualmente da parte di Hamas per la convocazione di manifestazioni in date precise e che stanno diventano ormai università criminogene di reclutamento da parte delle organizzazioni criminali». Le piazze di questi mesi in sostegno della Palestina dimostrano l’interruzione del rapporto tra sinistra e Israele, che ha portato all’indebolimento dei progressisti in Israele. Ma «le ragioni di Israele» sono anche le ragioni della sinistra laica, liberale, libertaria, hanno detto i due autori. E sostenere le «ragioni di Israele» significa anche sostenere una nuova forma di garantismo anche nel diritto internazionale.

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