Ius cibiPerché dire che i poveri mangiano meglio dei ricchi è pura fantasia

In “La spesa nel carrello degli altri“ (Baldini Castoldi), Andrea Segrè e Ilaria Pertot raccontano piccole storie di sopravvivenza alimentare ed esistenziale, come quella di Adelma

Unsplash/Foto di Victoriano Izquierdo

Adelma spinge lentamente il carrello, mentre guarda meravigliata la frutta che l’accoglie poco dopo essere entrata nel supermercato. Mele, pere, uva, fragole. Manca qualche giorno a Natale, ma sembra quasi che la stagione stia esplodendo nel pieno della sua abbondanza estiva. Si avvicina, indossa gli occhiali e si ferma qualche attimo per leggere i prezzi: tre euro e cinquanta per un chilo di mele; un euro e cinquanta  per un etto di fragole; quasi cinque euro per una confezione di uva. 

Le sembra che lo scorso anno i prezzi fossero più bassi, anche se ormai da qualche tempo la frutta se la concede solo d’estate, quando ci sono le offerte. Quando ad esempio le pesche e le susine della regione inondano il mercato, affossando i prezzi, ma permettendo anche a lei di poterle acquistare. Anche la verdura ormai la guarda e basta. O quasi. A volte si concede un cavolo cappuccio o un cespo di lattuga, le carote e le patate e anche qualche cavolfiore. 

Sempre e solo in offerta, col rischio di scoprire a casa che l’insalata è quasi marcia, le carote sono amare e flaccide e le patate nascondono sotto la buccia decine di gallerie di insetti. Capita spesso. Così è più quello che butta che quello che mangia. Il carrello oggi è ancora vuoto quando arriva davanti ai latticini. Oggi la frutta e la verdura non se la può permettere, non c’è nulla alla sua portata. Mezzo litro di latte fresco: quarantanove centesimi. Una volta beveva sempre latte fresco, lo comprava soprattutto per i suoi due bambini che dovevano crescere e avevano bisogno di cose genuine, ma poi finiva per berlo anche lei, quasi di nascosto, perché in fondo le piaceva, anche se le sembrava di non meritarselo. 

Questo però non è quello che beveva da bambina, con un vago sentore di stalla e il sapore di cotto che prende il latte quando viene bollito a lungo. Oggi ha notato che quello a lunga conservazione costa quasi la metà rispetto a quello fresco. Sembra strano ma quel latte lì che ha in mano, quello che dura sempre, costa meno di quello fresco. Non ha mai capito il perché. Suo figlio una volta le aveva detto che è così perché lo producono in Germania, ha spiegato una cosa come le economie di scala, i grandi volumi di produzione, ma Adelma non l’ha mai trovata una spiegazione convincente. 

Comunque quel latte «eterno» costa meno. Poi sa anche un po’ di cotto come quello della sua infanzia, e questo la rassicura. C’è un frigo al centro della corsia dove ci sono le offerte dei latticini. Ha letto nel volantino che questa settimana l’Asiago costa otto euro e quaranta al chilo, per questo è venuta in questo supermercato. Ci sono tre supermercati abbastanza vicino a casa sua, più un quarto, ma per quello deve prendere l’autobus e ora che è più anziana non riesce a portare troppo peso, per cui non ci va più tanto spesso. 

Peccato perché è un discount molto economico e risparmiava sempre molti soldi nel fare la spesa lì. Piccole storie di sopravvivenza alimentare ed esistenziale Adelma ha tanto tempo ora che è sola e che il suo Achille se ne è andato. Lo ha fatto in silenzio, senza dare fastidio. Una mattina, ha smesso di respirare e il suo corpo si è fatto freddo. Adelma lo aveva già capito nel sonno, perché non sentiva più a fianco il suo calore nel letto. Quando si è svegliata, ha aperto le imposte e ha chiamato il centododici. Ha detto solo: «Venite. Achille è morto».

Poi quando glielo hanno portato via, ha pianto. Ha pianto tanto Adelma, non perché Achille era morto, ma perché era rimasta sola. È sola da quindici anni. Vivere da soli non le era mai piaciuto. Adesso poi le sembra inutile. Però ha tanto tempo. Così può leggere i volantini dei supermercati che riempiono la cassetta delle lettere e che i suoi vicini buttano nel cassonetto della carta senza neanche aprirli. Legge e cerca gli acquisti più convenienti. Ogni settimana prepara un foglio diviso in quattro colonne e trascrive in ciascuna le offerte più convenienti. Il lunedì, il mercoledì e il venerdì prende un corrispondente quarto del foglio e va a fare la spesa nei supermercati vicino casa.

Il sabato con l’ultimo quarto, a volte prende l’autobus e va nel supermercato più lontano. Ma solo quando il tempo è bello e non si sente troppo stanca. Ormai è diventato quasi un lavoro: leggere, trascrivere, pianificare i pasti, fare le somme. Però in televisione un ministro ha detto che i poveri mangiano bene, perché hanno tempo per cercare le offerte più convenienti e i prodotti di maggior qualità e lei si è sentita orgogliosa e privilegiata. Lei sicuramente mangia meglio di quelle signore eleganti e frettolose, che buttano a caso i prodotti nel carrello senza quasi guardare le etichette. E il prezzo.

In fondo al frigo dei latticini ci sono le offerte dei prodotti di prossima scadenza. Lo stracchino è scontato del 50%. Sarebbe tentata, ma non lo prende. La scorsa volta lo aveva comperato, ma poi a casa quando lo aveva tolto dalla confezione per gustarselo insieme alle patate bollite, aveva sentito che non aveva un buon odore e quindi lo aveva buttato: due euro e trentanove spesi per nulla e aveva mangiato solo patate. Arriva al reparto delle carni. Guarda i vari tagli, ma i prezzi sono alti e non c’è nessuna offerta. Il suo medico, quando riesce a incontrarlo, le dice sempre che deve mangiare più carne, che le analisi non vanno bene e che è dimagrita troppo. 

Lei annuisce sempre, promette che lo farà, perché si vergogna a dirgli che non può permettersela. Cerca così subito di cambiare argomento e gli racconta che riesce ancora a fare i conti a mente e quando fa la spesa riesce a fare il conto di tutto quello che c’è nel carrello prima di arrivare alla cassa. Il medico allora le fa sempre i complimenti e lei si sente molto orgogliosa. Non è da tutti fare ancora le somme a mente come fa lei, a settantasette anni. 

Il prosciutto cotto in busta oggi però lo compra, perché in fondo fra qualche giorno è Natale e in questo supermercato costa sempre meno degli altri. Ha sempre fatto la casalinga crescendo i due figli e occupandosi del marito, qualche lavoretto a nero per far quadrare i conti. La pensione è sempre stata poca, ma una volta bastava per comprare tutto quello che le serviva. Ora è molto risicata, non le basta mai. Le sembra un po’ un’ingiustizia. Anche lei ha lavorato tutta la vita. Però il ministro ha detto che dal prossimo anno ci saranno degli aumenti. Adelma ha molta fiducia nel ministro. 

Finalmente potrà comperare qualche cosa in più e magari andare solo nel supermercato sotto casa e avere un po’ più di tempo per riposarsi senza passare le giornate in giro a fare la spesa. Mezzo chilo di pasta, un pacco di riso, mezzo chilo di legumi secchi. Aveva imparato a fare le minestre da sua madre da ragazzina e poi le ha sempre preparate, anche adesso, soprattutto perché costano poco e in fondo le piacciono. Aggiorna mentalmente il conto, rimane ancora qualcosa.

«Buongiorno signora», sente una voce da dietro. È una ragazza gentile che le sorride: «Vuole provare il nostro panettone?». Adelma vorrebbe sottrarsi, perché sa che poi la ragazza la convincerà a metterlo nel carrello, ma non ha il coraggio di andare via così. Assaggia il frammento di dolce: è buonissimo, la pasta è morbida, ben lievitata e rilascia un aroma inebriante. Ha fame. Da un po’ di tempo le sembra di avere sempre fame. Cerca di trovare qualche scusa, ma la ragazza le ha già messo tra le mani la confezione dorata del panettone. 

Non riesce a dire di no, le sembra di essere maleducata. Lo mette nel carrello. Mentalmente aggiorna la somma. È oltre le sue possibilità. Però è quasi Natale e le ritorna in mente quando con Achille si tagliava una fetta di panettone e la mangiavano nel pomeriggio di Natale davanti alla stufa a legna, dopo aver chiamato i figli che lavoravano all’estero, mentre fuori nevicava. Prima delle casse ci sono i dolci di Natale. Furtivamente, guardandosi attorno guardinga, prende il panettone della ragazza gentile e lo appoggia tra quelli a basso costo.

Ce n’è uno a tre euro e novantanove. Rifà la somma. Ora è dentro il budget. Lo mette nel carrello. Le mani nodose le tremano un po’. Fra due giorni è Natale. La figlia si è trasferita in America dopo il dottorato, non lo sa che ad Adelma i cinquecentosessantasette euro e novantaquattro centesimi  della pensione, più i quattrocentoquarantadue e ottantasei della reversibilità del marito, stanno sempre più stretti. Ad Adelma mancano spesso i soldi: con l’affitto se ne vanno cinquecentottantadue euro al mese, poi ci sono circa settantacinque euro di spese condominiali e trentatré euro di bollette. 

Si vergognerebbe da morire a dover chiedere dei soldi alla figlia. Anche per questo spedisce ogni anno un regalo alle nipotine. Sempre più piccolo ed economico, ripetendo diverse volte soprattutto a se stessa che è solo un pensierino, perché tanto hanno già tutto. Anche quest’anno ha un appuntamento per una videochiamata con loro su WhatsApp. Sa già che non sarà capace a rispondere. Non ha mai imparato a usare lo smartphone.

Alla fine richiamerà la figlia dal telefono fisso. Le nipotine ormai la salutano con accento americano, stanno crescendo, non le vede mai, chissà quante cose si sta perdendo…Ormai non le incontra da prima del covid. La figlia promette sempre che torneranno d’estate a trovarla, che fino a ora non ha avuto mai tempo, che il lavoro è impegnativo, ma le piace molto. Adelma è contenta perché sua figlia avrà una pensione. Una pensione vera, non come lei. Suo figlio la chiamerà qualche minuto dopo. Anche lui è sempre impegnato. Sarebbe bello poterlo abbracciare, chissà se verrà in estate. 

È Natale, è a casa. Apre la scatola del panettone. Come quando c’era Achille. Si taglia una fetta, ma quello che ha comprato non ha lo stesso profumo di quello della signorina gentile del supermercato. Si siede davanti alla stufa. Come quando c’era Achille. Addenta la fetta. Non ha lo stesso sapore di quando c’era Achille. Ha letto qualche tempo fa che gli anziani perdono un po’ il senso del gusto con il passare degli anni, ma le viene il dubbio che siano le offerte speciali a fare perdere sapore al panettone. Ora è sola. Oggi è Natale. Ha molto tempo. Prende in mano il volantino delle offerte dei supermercati che ha trovato ieri nella buca delle lettere. La settimana prossima sicuramente ci saranno molte offerte e questa è una buona notizia per Adelma.

Tratto da “La spesa nel carrello degli altri. L’Italia e l’impoverimento alimentare“ (Baldini Castoldi) di Andrea Segrè e Ilaria Pertot, pp. 192, 19,00 €

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