Wa:It è un viaggio emozionale che passa dalla pelle e arriva all’anima. Una linea di skincare e fragranze dedicata alla cura di sé che esorta a rallentare e a vivere il momento. Un gioco di parole dove Wa, l’antico nome del Giappone, ma anche il lemma orientale che definisce il concetto di pace e armonia si unisce a It, il prefisso che identifica l’Italia. Allo stesso tempo Wa:It significa in inglese aspetta e ben rappresenta la filosofia di questo brand di slow beauty che fa dialogare mondi lontani dove la ritualità del Sol Levante incontra l’estetica made in Italy.
Nato dalla visione di Raffaella Grisa, sostenitrice di una cultura della bellezza consapevole e sostenibile, Wa:It è stato il primo marchio del settore cosmetico in Europa ad ottenere nel 2021 lo status carbon negative grazie agli ingredienti, le formule e il packaging, ma anche a essere tutt’oggi oggetto di studio presso le università di Georgetown e Cornell.
Wa:It nasce nel 2018, quando in uno dei suoi tanti viaggi di lavoro in Oriente, Raffaella, ingegnere gestionale che si occupa di marchi del mondo del food e del fashion, visita il santuario shintoista Meiji di Shibuya a Tokyo. Qui ha un’epifania. La lentezza di quel luogo sacro immerso nella natura le infonde un’armonia sopita e poi ritrovata, e così decide di accantonare i ritmi frenetici di una vita dedicata al lavoro per abbandonarsi all’intuizione.
Il suo obiettivo diviene quello di sublimare la ritualità giapponese in una linea cosmetica dove al centro vi sia la persona e il suo benessere. La pelle per Raffaella diviene tempio dell’anima e il profumo si trasforma in un percorso di introspezione che agisce sul pensiero, innescando memorie e infondendo serenità.
Incontro Raffaella per questa conversazione, termine che lei preferisce a intervista, via telefono dove mi racconta come le difficoltà possono trasformarsi in opportunità e di come uno scrub, un cleanser dalla consistenza burrosa o una nota aromatica possano non solo fare bene alla pelle, ma ispirare emozioni e sensazioni e farci ritrovare, anche solo per pochi istanti, pace e serenità.
Come definiresti Wa:It?
Per me Wa:It non è solo un marchio di beauty, ma un percorso di benessere che nasce dalla mia visione olistica della vita. Viaggiando per il mondo per molti anni sono venuta a contatto con diverse culture, soprattutto orientali che mi hanno permesso di cambiare punto di vista, di fermarmi ad assaporare la bellezza del qui e ora.
Che cosa è scattato?
Ho capito che dovevo cambiare vita e che volevo creare una linea dedicata al well being. In Occidente la bellezza è un concetto separato dalla salute, mentre in Giappone essere sani è il primo step per apparire più belli.
Qual è stato il primo prodotto Wa:It?
L’eau de parfum Hito che in giapponese significa respiro. Non ho mai potuto indossare una fragranza a causa delle componenti di sintesi che mi provocavano forti emicranie, così nel 2019 ho iniziato a studiare aromaterapia e ad approcciarmi al mondo della profumeria. Per me anche gli odori hanno un potere curativo sull’anima. L’ho concepito come una partitura olfattiva: un blend naturale di oli essenziali pervaso dalle note degli agrumi, dello yuzu, del legno di ciliegio e del muschio quercino. Hito è rilassante, eleva lo spirito e calma la mente, mentre Haru, nato l’anno successivo, sa di rinascita. Entrambi comunque giocano con due ingredienti essenziali: l’elemi, una resina vegetale che riequilibra i chakra e il legno di cedro che favorisce l’autostima.
Che approccio hai nella creazione della fragranza?
Scelgo con cura tutti gli ingredienti per creare un ensemble che nasconda il singolo aroma in favore di una melodia olfattiva. Per me sono delle vere e proprie alchimie. Ogni ingrediente è distillato in correnti di vapore, con essenze assolute ottenute grazie alla tecnica dell’enfleurage, mentre flaconi, scatole e tappi sono cento per cento riciclati e made in Italy. Le etichette sono realizzate con alghe della laguna di Venezia, la cui proliferazione mette a rischio il fragile ecosistema lagunare, un riutilizzo di rifiuti organici per preservare l’ambiente.
Da lì sei passata alla creazione della linea skincare?
La linea cosmetica nasce come esigenza personale. Mi sono accorta che se in Giappone per curare la pelle si usano pochi prodotti multifunzionali, in Occidente è il contrario. Per questo ho creato solo quattro referenze, un rituale sensoriale che funziona sia per il viso che per il corpo e nel caso dell’olio anche per i capelli. Dal burro lavante Ofuro all’olio illuminante Omni, dallo scrub Ante al burro nutriente B-Soffice, tutto in Wa:It è un atto d’amore per sé stessi indipendentemente dal genere e dall’età. Sono tutti a base di oli giapponesi come quello di yuzu, ricco di polifenoli e vitamina C, quello di Tsubaki, la camelia nipponica, quello di crusca di riso e infine l’olio di perilla, dalle proprietà antiossidanti.
Oggi oltre a profumi, oli e burri avete presentato anche una collezione di incensi e di candele, quali altre novità ci dobbiamo aspettare?
Ho appena finito di lavorare su un nuovo formato roll-on di Haru e sulla linea di incensi naturali che sono tutti prodotti a mano in Giappone. Abbiamo appena presentato una candela in soia sostenibile il cui contenitore è stato disegnato da Piero Lissoni e realizzato a mano da un maestro ceramista. E infine tra qualche mese uscirà una nuova fragranza, la terza.
L’attenzione all’ambiente è da sempre al centro del brand?
Crediamo che la vera bellezza nasca dal rispetto profondo per la natura, ed è per questo che ci impegniamo a creare prodotti che onorino il pianeta, migliorando al contempo il benessere di chi li utilizza. Dalla scelta degli ingredienti al design del packaging, ogni fase del nostro processo è pensata per avere il minore impatto possibile sull’ambiente. Utilizziamo risorse naturali e rinnovabili e tutti i nostri prodotti sono realizzati con materiali eco-sostenibili da artigiani locali. Il nostro impegno va oltre la semplice riduzione del nostro impatto: siamo stati riconosciuti come brand Carbon Negative perché rimuoviamo più CO2 dall’atmosfera di quanta ne emettiamo. E poi promuoviamo un’economia circolare: ogni flacone e contenitore può essere riutilizzato all’infinito, del resto prendersi cura di sé vuol dire anche prendersi cura della madre terra.