Ne “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera – libro che ha segnato i miei anni giovanili nei chiostri della Statale di Milano – due dei quattro protagonisti, Franz e Sabina, si scontrano sul terreno della musica. Franz è un ascoltatore onnivoro, che non fa distinzione tra il rock e Mozart. Per lui la musica è una forza liberatrice: lo libera dalla solitudine, dalla chiusura, dalla polvere delle biblioteche; “apre nel suo corpo una porta attraverso la quale l’anima esce nel mondo per fraternizzare”. A Sabina al contrario non piace la musica, le ricorda le vacanze passate in un cantiere della gioventù, con la musica che strepitava dagli altoparlanti dalle cinque del mattino alle nove di sera.
Come Franz e Sabina, i designer protagonisti di queste storie hanno idee diverse in fatto di musica: per alcuni è una fonte di ispirazione, altri invece non possono nemmeno sentirla mentre lavorano. Un po’ li capisco questi ultimi: il silenzio è da sempre il mio compagno di scrittura, costringendo chi è con me a mettere le cuffie. Come insegna il brano 4’ 33’’ di John Cage, il silenzio è invito all’ascolto, l’attimo che precede l’azione, la materia da cui la musica è possibile.
Palomba Serafini Associati – Let it be, Poltrona Frau
Quando qualcuno estraneo al campo dell’architettura e del design domanda a Roberto Palomba cosa fa per vivere, lui risponde scherzoso: «Progetto cose che non crescono spontaneamente in natura». Per Ludovica Serafini, invece, si tratta di «curare l’anima», creando spazi dove le persone possano vivere bene. La buona architettura – afferma – è quella che rende le persone felici. Insieme hanno fondato Palomba Serafini Associati, studio di progettazione con molte collaborazioni e un rapporto speciale con la musica.
«Il ritmo, l’intensità, la stessa partitura sono una struttura, una geometria, proprio come l’architettura», dice Palomba i cui gusti spaziano dalla classica al rock, al jazz e al pop. «Dipende da cosa sto progettando e dal mio stato d’animo», precisa. Serafini al contrario alterna molta musica classica – Puccini, Mozart, Verdi, Bach – a playlist tematiche su Spotify. «Poi, dopo un po’ che le ascolto, il mio cervello non le percepisce più per via dell’intensa concentrazione». Ed è proprio la musica, in particolare quella dei Beatles, ad aver ispirato la “compilation” di divani disegnati per Poltrona Frau: un inno alla comodità, dotati di dettagli preziosi e aperti a infinite configurazioni.
Andrés Reisinger – Hortensia
Artista digitale di origini argentine e base a Barcellona, Andrés Reisinger è refrattario alle definizioni, soprattutto se riguardano le sue opere. Le parole, dice, hanno il potere di «limitare e plasmare la percezione», mentre lui aspira a essere un autore esperienziale nelle cui creazioni immergersi completamente. Salito alla ribalta con la sedia Hortensia, diventata virale su Instagram e successivamente entrata in produzione – e oggi parte della collezione permanente del Vitra Design Museum di Weil am Rhein in Germania –, Reisinger è anche un appassionato di musica classica, che descrive come una «compagna di viaggio» in cui ritrova gli stessi ritmi e la stessa disciplina presenti nel design.
«È un linguaggio simile, ma con un alfabeto diverso. Di sicuro aggiunge molti strati al mio processo creativo», afferma. Similmente a una composizione musicale, vede i suoi lavori come «un delicato equilibrio di pieni e vuoti, di silenzio e suono», alla ricerca dell’armonia. In attesa di scoprire il suo prossimo Take Over – serie di installazioni che trasforma in reale il digitale –, non resta che ascoltare la musica che ama: i Notturni di Chopin interpretati dal pianista ceco Ivan Moravec.
Eny Lee Parker – Soft & Sensitive
Ha origini coreane, ma è nata a San Paolo e vive a New York, dove ha fondato lo studio che porta il suo nome. I lavori che realizza spaziano dagli oggetti ai mobili, fino all’illuminazione, con la ceramica come mezzo principale e la lentezza come regola da seguire. «Creo oggetti contemporanei che non solo ci rendono consapevoli della nostra presenza, ma celebrano anche la bellezza delle cose non viventi», dice di sé. Cresciuta in una famiglia di stilisti, le piace esplorare i limiti della progettazione, ma sempre con della musica in sottofondo.
«Qualsiasi cosa, dall’R&B agli Avett Brothers. In questo momento per esempio sono ossessionata da Você mentiu di Anitta e Caetano Veloso». Oltre ad ascoltarla, la musica anche è una grande fonte di ispirazione per lei: «Crea una bella atmosfera e mi tiene concentrata. Inoltre rende il lavoro un po’ più divertente!». Dopo aver debuttato con una collezione di arredi per Sight Unseen Offsite, fiera nomade dedicata al design indipendente che si svolge ogni anno a New York, il suo talento non è passato inosservato e insieme ai riconoscimenti editoriali sono arrivate anche mostre in tutto il mondo.
Hamed Ouattara – Bolibana
«Mi considero un artista multidisciplinare con un interesse particolare per il design», dice Hamed Ouattara dal suo studio a Ouagadougou, nel Burkina Faso. Ispirandosi all’architettura sudano-saheliana di città come Timbuctù, Djenné e Bobo-Dioulasso, realizza mobili con materiali di scarto in collaborazione con artigiani locali. Anche la musica è una componente essenziale del processo creativo.
«Sono particolarmente attratto da quella africana degli anni ’60 e ’70, soprattutto dallo stile Mandingue. Fela Kuti, con la sua spontaneità e il suo eclettismo, è un’altra delle mie preferenze», racconta il designer che lo scorso settembre ha fatto il suo debutto in America con una mostra alla galleria Friedman Benda di Los Angeles. Bolibana – che nella lingua Bambara parlata in Africa occidentale indica la fine di un viaggio e un processo di trasformazione – è il nome dato alla collezione esposta, arredi in metallo realizzati con tecniche di lavorazione antichissime. In essi – spiega – risuonano le canzoni che ascoltava da bambino insieme al brano M’tenga dell’artista burkinabé Alif Naaba: «È in profonda sintonia con le sfide attuali del mio Paese, soprattutto per quanto riguarda il terrorismo».
Konstantin Grcic – Black Flag, FLos
«Il design è l’avventura di non sapere esattamente cosa produrrà un determinato processo creativo», dichiara Konstantin Grcic, acclamato progettista industriale che però si rifiuta di avere idee preconcette sulla funzionalità, il comfort e la bellezza. La lampada Black Flag, disegnata per Flos, è un esempio di questo approccio ribelle. Rende omaggio all’omonimo gruppo punk, ma è anche un oggetto di design «funzionale e sorprendente», pensato per ingombrare il minimo quando è chiuso e illuminare il massimo quando è aperto. Un pezzo scultoreo, «che attira lo sguardo pur rimanendo umile nel suo scopo».
Fransje Gimbrere – Standing Textile(s)
Specializzata nello sviluppo di tessuti innovativi, Fransje Gimbrere realizza opere di arte funzionale per spazi pubblici e privati. Ascolta soprattutto la radio e, quando passano qualcosa che conosce, subito affiorano ricordi ed emozioni. «Per questo quando lavoro scelgo spesso musica strumentale dal ritmo semplice», spiega. I suoi Standing Textile(s) sono sculture tessili dalle infinite possibilità, proprio come la musica. «Mi piace che il mio lavoro non sia solo bello da vedere, ma contribuisca anche al benessere di chi ne usufruirà. Credo che questa sia la parte più di designer che c’è in me».
Lucas Muñoz Muñoz – Sound System
Ridefinire la funzionalità di oggetti e spazi, esplorandone le possibilità in termini di materiali, è la specialità dello spagnolo Lucas Muñoz Muñoz. La sua serie Sound System ne è un esempio: iniziata nel 2020 e tutt’ora in corso, consiste in una successione di altoparlanti realizzati con compensato di recupero. Ognuno di questi modelli ha caratteristiche sonore ed estetiche uniche.
«Sembrano pezzi molto divertenti, ma in realtà sono concettuali e razionali», spiega il designer il cui rapporto con la musica non finisce certo qui. «In studio abbiamo una collezione di dischi che spazia dal jazz e dal Motown all’ambient sperimentale e alla techno di Detroit. Anche il punk spagnolo della mia adolescenza è un must quando ho bisogno di produrre molto, mentre i beat spezzati degli Aphex Twin mi aiutano quando è necessaria grande concentrazione. È una combinazione di dischi di seconda mano e dischi nuovi di David Holmes, il cui album Blind On A Galloping Horse in questo momento è il mio preferito».
Massimiliano Locatelli – Editions, I Campi
«Prima di essere un designer sono un architetto, per me nasce prima il progetto di architettura e poi l’oggetto», dice di sé Massimiliano Locatelli, tra i fondatori dello studio Locatelli Partners. Non ascolta musica mentre lavora, ma a casa: «La mattina quando mi alzo ascolto la radio, la sera invece la musica classica – Mozart in particolare – che è una mia grande passione, anche perché da piccolo suonavo il pianoforte», racconta. Per lui la musica è come la ratatouille per il critico gastronomico dell’omonimo film Disney. O come la madeleine per Proust. Ha il potere incredibile di rievocare ricordi, «creando delle aperture mentali verso momenti che magari hai dimenticato, momenti felici, perché per me la musica è felicità!».
Da sempre un grande sperimentatore, l’architetto ha da poco pubblicato Massimiliano Locatelli. Editions (Mousse Magazine and Publishing), antologia che raccoglie una selezione di oggetti disegnati negli anni. La collezione sarà presentata a Milano durante il Salone del Mobile «in una location che verrà svelata per l’occasione e che da settembre diventerà uno spazio molto esclusivo per l’hospitality». Io se fossi Dio di Giorgio Gaber è la sua canzone del cuore.
Piero Lissoni – Dambo, B&B Italia
Figura di spicco del mondo della progettazione, Piero Lissoni sviluppa progetti internazionali di architettura, interior, product e graphic design e, oltre a essere direttore creativo di numerose aziende, è anche un grande cultore della musica. Ne ascolta di tutti i tipi, ma con una distinzione: «Quando lavoro cerco di ascoltare delle musiche che conosco molto bene, tipo alcune opere di Mozart e Bach, oppure se è musica più moderna anche del rock. Se invece mi concentro sull’ascoltare – cosa che può aiutarmi a progettare –, ascolto anche musica nuova, ma solo se in quel momento non sto disegnando», racconta. A ispirare il suo lavoro però non è solo la musica, bensì tutto ciò che gli sta intorno: «La vita, i colori, i numeri, la tecnologia, i sapori… Insomma, la bellezza».
Ed è proprio questa qualità – l’armonia delle parti – che ricerca nei progetti. Come nel divano Dambo disegnato per B&B Italia, di cui Lissoni è anche direttore artistico: un sistema modulare composto da diverse forme geometriche. Da posizionare nello spazio domestico sulle note di It’s Only Rock ’n’ Roll dei Rolling Stones e Should I Stay or Should I Go dei Clash, due delle canzoni a cui Lissoni è più affezionato.