Luce che cresce Anche in Cina si festeggia il Natale

A Pechino si celebra il solstizio d’inverno, solitamente il 21 o il 22 dicembre, con un momento di riunione familiare simile al Natale chiamato Dongzhi, ricorrenza che segna l’inizio della crescita della luminosità solare e dello yang. Durante questa giornata si consumano piatti tradizionali come i tangyuan, gnocchi di riso dolci, simbolo di unità e prosperità

Unsplash

In molte culture del mondo la fine dell’anno è associata a festività che celebrano il solstizio d’inverno, un momento simbolico di rinnovamento e speranza. In Cina questa tradizione prende il nome di Dongzhi, una ricorrenza che segna il culmine dell’inverno e l’inizio di giornate più lunghe e luminose. Sebbene il Dongzhi non abbia le stesse connotazioni religiose del Natale, condivide con esso l’usanza di riunire la famiglia attorno alla tavola per celebrare la “rinascita” del Sole, proprio come avviene per il Natale cristiano.

La festività natalizia, infatti, affonda le sue radici nel Dies Natalis Solis Invicti, il giorno di nascita del Sole Invitto, celebrato nell’antica Roma durante il solstizio d’inverno. Il ritorno della luce era visto come un segno di rinnovamento e speranza, un concetto che si è trasformato nel Natale cristiano, con la nascita di Gesù come simbolo di una nuova era. Il termine Natale stesso deriva dal latino, nascita, in riferimento proprio a questa rinascita solare. Con il tempo, il Natale si è diffuso in tutto il mondo, e oggi si celebra anche in Paesi come la Cina, nonostante solo una piccola percentuale della popolazione cinese sia cristiana.

La festa, che in origine aveva una valenza religiosa, ha assunto connotazioni più culturali e commerciali. Nonostante ciò, il significato profondo del Natale occidentale rimane poco chiaro per molti cinesi. In Cina è sicuramente più comune che venga celebrato il Dongzhi, festa che affonda le sue radici nella filosofia taoista, basata sull’equilibrio tra le forze opposte di yin e yang. Secondo la tradizione, con il solstizio d’inverno le giornate iniziano ad allungarsi, un segno di aumento delle energie positive che favorisce l’armonia universale. Il Dongzhi è una delle ventiquattro fasi solari del calendario tradizionale cinese, e come il Natale rappresenta un momento di riunione familiare.

Durante il Dongzhi, la preparazione di piatti tradizionali è un momento simbolico di coesione. Nel Nord sono i jiaozi(祛寒嬌耳湯, qùhán jiāoěr tāng), ravioli cinesi, ad assumere il valore simbolico di riunire la famiglia. È tradizione consumarli a mo’ di zuppa, nota anche come “zuppa di ravioli che scaccia il freddo”, secondo le credenze, aiuterebbe a proteggere dal gelo invernale. Si dice che i jiaozi siano stati inventati dall’imperatore Zhang Zhongjing, che durante un inverno particolarmente rigido preparò questi ravioli per proteggere le orecchie dei poveri dai geloni.

Nel Sud della Cina, le famiglie invece si ritrovano per la preparazione di polpette di riso glutinoso (farcite con ripieni di pasta di fagioli rossi, sesamo nero o arachidi), i tangyuan, ritenuto un piatto in grado di scacciare i demoni maligni. Questo piatto è simile al patjuk, un piatto tradizionale coreano. La forma rotonda dei tangyuan simboleggia l’unità familiare e la prosperità. Questi gnocchi vengono serviti in una zuppa chiamata jiuniang e sono spesso offerti ai parenti come segno di buona fortuna.

In alcune regioni, come ad esempio a Taiwan, il Dongzhi è un’occasione per onorare gli antenati. Durante le celebrazioni si offrono torte a nove strati di farina di riso glutinoso cotte al vapore, modellate in forme simboliche di animali considerati portatori di prosperità, come pollo, anatra, tartaruga, maiale, mucca o pecora. Dopo il rituale di venerazione, la famiglia si riunisce per un banchetto in cui vengono serviti piatti nutrienti, come l’hot pot di montone o anatra allo zenzero, per combattere il freddo. Alcuni taiwanesi mettono i tangyuan dietro la porta di casa per proteggere i bambini e scacciare gli spiriti maligni.

X