Guide d’autoreLa Venezia segreta da very local

Il miglior baccalà mantecato, le antiche tessiture nascoste, le officine delle gondole, i canali sotterranei. Il designer Massimo Piombo è nato a Varazze ma ha sempre amato la laguna. E ora svela i suoi luoghi meno conosciuti e più carichi d’ispirazione

Courtesy OVS ©Maki Galimberti

Massimo Piombo è un uomo da Repubbliche marinare. È genovese e ama Venezia, i colori che usa quando disegna le collezioni sono quelli del mare, della navigazione, il blu e il giallo sono la sua firma. Massimo Piombo è anche uno dei motivi per cui il gruppo Ovs va assai bene, guadagna e conquista l’oggi difficile bacino del prezzo medio che in Italia sta soffrendo come l’omonimo ceto.

«Love People, not labels» si è dimostrata una strategia vincente nelle ultime mosse del gruppo. Altavia, la collezione per l’inverno outdoor è riconosciuta come la più innovativa in una fascia di prezzo accessibile. Piombo, sul versante uomo in cui il gusto italiano comanda, sia casual sia contemporary, riempie quel vuoto che il fast fashion non può e non potrà mai colmare. Nel quartiere Cannaregio, a Venezia, c’era un vecchio palazzo Coin, che da qualche settimana prima di Natale è diventato un fiore all’occhiello del gruppo di Mestre. Ovs lo ha trasformato in un hub di lusso accessibile, con tanto di spa e area relax presidiata dall’hair stylist Aldo Coppola.

Posizione strategica e passaggio garantito di potenziali clienti, lo store dà ampio spazio a Piombo che per il lancio ha disegnato una limited edition vicina al territorio, un tabarro, capo che sembrava sparito dall’ immaginario contemporaneo e che ora risulta più vendibile nella sua forma di mantella, che «va bene dalla mattina a colazione, fino alla sera a teatro, un capo che non ha confini ma orizzonti», come ci dice lo stilista. Per Venezia, Piombo ha dunque scelto un approccio identitario e vagando per la città con lui si ha la sensazione che abbia i migliori riferimenti per una guida segreta.

«Amo Venezia da sempre, da quando sono ragazzo, da giovanissimo volevo comprare una casa in laguna, ma non l’ho mai fatto, quindi forse lo store di Cannaregio supplisce anche a questo desiderio». Ed ecco quindi la sua personalissima guida.

Venezia. Pexels

Gironzolare.
«Per prima cosa occorre entrare nello spirito del vagare senza meta. Venezia è sempre la sorpresa ad ogni campiello, dietro ogni calle, in ogni piccola terra emersa della laguna. I grandi classici vanno visti più volte ma non con lo spirito del turista: con quello dello studioso di antropologia. Hai il mondo a disposizione in piazza San Marco, è utile e ispirazionale guardare come si presentano i turisti, quali sono le cose che li colpiscono e capire che cosa vorrebbero da questa città che mangiano con gli occhi. Quindi il primo consiglio è di non snobbare e dare per scontato il Canal Grande, il ponte di Rialto e la Basilica. Anche restando sulla visita monumentale sappiate che ogni posto a Venezia vi pone di fronte a qualcosa che non sapete, come le colonne rosa del palazzo Ducale, tra le quali sedeva il doge per emettere le sentenze di condanna a morte.

Evitare il banale o il già visto si può sempre. Come per esempio scoprire il luogo in cui Rio de Santa Marina si biforca in Rio de la Tetta e Rio de San Giovanni Laterano. Qui c’è l’unica casa di Venezia circondata dalle acque su tre lati. I veneziani la conoscono bene, i turisti no, perché resta fuori dagli itinerari canonici. Come del resto il Rio del Santissimo nella parte che scorre sotto la chiesa di Santo Stefano e che è quindi l’unico canale sotterraneo della città. Se avete un barchino a disposizione fatevi comunque sorprendere dai canali più piccoli».

Venezia. Pexels

Arte e shopping.
«Poi bisogna entrare nel mondo dell’arte. Ma tutta l’arte, non soltanto quella blasonata dei grandi musei. È bene scoprire perle come le piccole gallerie nascoste, come la Casa dei Tre Oci all’Isola della Giudecca, luogo meraviglioso per i collezionisti di arte contemporanea; ma amo anche la Scuola Dalmata, nel sestiere Castello. È un’associazione di cittadini di origini dalmate che custodiscono dei capolavori senza tempo e tengono vive alcune tradizioni suggestive. Per cercare ispirazione vado spesso da Fortuny, negozio-museo dove scopro oggetti dal mondo dall’alto valore artigiano. Lì faccio foto, prendo appunti, vado a vedere i telai e a scoprire tecniche di tessitura che non si usano più. La Tessitura Bevilacqua, in Santa Croce è un altro luogo entusiasmante, utile per conoscere i tessuti di maggior pregio. Tra i miei negozi preferiti c’è anche la Vintageria, in Campo Santa Maria Mater Domini.

Raccomando poi di infilarsi nelle fabbriche degli artigiani del vetro a Murano e visitare le opere ospitate all’ Isola di San Giorgio, presso la Fondazione Cini, dove c’è un fantastico labirinto di siepi e, pare, alcuni fantasmi. Non andatevene senza passare qualche ora allo Squero di San Trovaso, dove c’è l’antica e ancora funzionante officina per la riparazione delle gondole. Venezia è l’unica città in cui l’arte e l’artigianato si possono confondere, purché ci si prenda il tempo giusto per andare alla scoperta. L’esatto opposto di quello che fa il turista di massa nelle visite lampo».

Venezia. Pexels

Mangiare.
«Sono un fan delle trattorie con pochi tavoli, proprietari affabili e onesti. Adoro L’osteria alle Testiere, in Calle del Mondo Novo, dove la verdura proviene dall’orto dei proprietari, sull’isola di Sant’Erasmo, la cucina è mediterranea e veneta, il baccalà mantecato è speciale e il menu si basa su quello che di fresco offre lo spettacolare mercato di Rialto. Poi c’è un posto che non è per nulla segreto ma io amo: l’Harry’s bar di Cipriani. Ho grande rispetto e ammirazione per il fondatore di questo tempio del gusto. Si beve bene, ma io consiglio di assaggiare i pierini, dei piccoli toast fritti, di cui sono ghiotto e rischio di fare indigestione».

Il mare.
«Io sono nato a Varazze, sul mar ligure, e non potrei mai fare il bagno in laguna. Ma consiglio di respirare il clima del Lido durante la Mostra del Cinema, mangiare cicchetti in qualche bacaro e osservare una vita d’altri tempi. Intorno vi sono spazi che sembrano dimenticati, come i bagni, le strutture balneari lo stesso Hotel Excelsior. Fascino d’epoca che si riattiva d’estate e durante il Festival come se fosse un gigantesco party colorato e chiassoso per celebrare l’Adriatico».

X