In Canada, dopo quasi dieci anni, è finita l’era di Justin Trudeau, che domenica 5 gennaio si è dimesso da premier e leader del partito liberale. Fin dall’inizio del suo mandato, nel 2015, il politico di Ottawa si è fortemente contraddistinto per una grossa spinta nei confronti dell’azione climatica e ambientale. Caroline Brouillette, direttore esecutivo del Climate Action Network Canada lo ha definito «il primo ministro che più di ogni altro nella storia del Paese si è battuto per la causa climatica». Un intento sottolineato dallo stesso Trudeau, che in un intervento alle Nazioni unite a settembre aveva riassunto la propria visione: «Le Nazioni ricche come il Canada hanno il dovere di combattere il cambiamento climatico».
Le sue conquiste nel corso degli anni sono piuttosto evidenti, a cominciare dalla Bill C-12, o Canadian Net-Zero Emissions Accountability Act, la prima legislazione canadese sulla responsabilità climatica. La Bill C-12 istituisce un sistema di governance climatica del Paese, garantendo prevedibilità e trasparenza nel trattare i temi climatici. Il fine ultimo è raggiungere zero emissioni entro il 2050, stabilendo obiettivi quinquennali a partire dal 2030. All’interno della legge vi è anche l’istituzione di un organo consultivo, e la richiesta di tenere in considerazione la Dichiarazione delle Nazioni unite sui diritti dei popoli indigeni nella pianificazione climatica.
Un’altra pietra miliare dell’azione climatica di Trudeau è il Canadian Sustainable Jobs Act, una legge che incentiva la creazione di posti di lavoro sostenibili per i lavoratori e la crescita economica in un contesto a zero emissioni. Inoltre, sono state introdotte normative che rispettano la giustizia climatica e vogliono combattere il razzismo ambientale. L’impegno dell’ex primo ministro è sancito da un rapporto che indica nell’anno 2023 la riduzione dell’inquinamento sotto ai livelli pre-pandemia, certificando il funzionamento del piano climatico canadese.
Il documento, annunciato dal ministro dell’Ambiente e dei Cambiamenti climatici del Canada, Steven Guilbeault, rivela che le emissioni del Canada sono in questo momento le più basse degli ultimi ventisette anni. Tuttavia, secondo le associazioni ecologiste il dato sulla riduzione delle emissioni dell’8,5 per cento tra il 2005 e il 2023 non è sufficiente: c’è ancora molta strada da fare per raggiungere gli obiettivi climatici entro il 2030. Il governo canadese si è impegnato anche a finalizzare gli Investment Tax Credits, così da sostenere investimenti in tecnologie che riducano le emissioni e creino nuovi posti di lavoro ben retribuiti per la classe media.
L’amministrazione Trudeau ha anche introdotto normative per limitare l’inquinamento e le emissioni provenienti dall’oil&gas. Ma è proprio in questo campo che si colgono le prime falle nel piano. Prima fra tutte, l’acquisto (molto oneroso) da parte del governo dell’oleodotto Trans Mountain, che ha fatto sorgere non pochi dubbi riguardo a una possibile coerenza tra gli interessi economici della produzione di petrolio e le dichiarazioni sull’emergenza climatica da parte dell’esecutivo.
L’atteggiamento verso il settore petrolifero da parte di Trudeau è ambiguo, a cominciare dal ritardo con cui sono state imposte le limitazioni alle emissioni delle industrie petrolifere più grandi del Paese. Non è un caso che poco dopo le dimissioni di Trudeau le azioni canadesi del petrolio e del gas siano salite vertiginosamente.
Inoltre, come riporta il National Observer canadese, Trudeau ha deciso di porre termine al suo terzo mandato prima di terminare l’iter di una regolamentazione climatica sul limite all’inquinamento di petrolio e gas. Ad ogni modo, il clima rappresenterà uno dei punti cardine del Partito liberale canadese, che punta ad assicurarsi la fetta di elettori che più risente della condizione climatica.
Un altro punto importante delle politiche “verde” di Trudeau è la tassa sul carbonio. Quando diventò primo ministro nel 2015, promise di rendere la lotta al cambiamento climatico una priorità. La tassa sul carbonio, promulgata nel 2019 e poi dichiarata «costituzionale» dalla Corte suprema canadese nel 2021, si è duramente scontrata con la realtà economica di diverse province, tra cui Alberta, ricca di petrolio.
Generare CO2 non è più diventato così facile (e conveniente) in Canada, perché il prezzo sulle emissioni ha posto ostacoli alla produttività delle aziende, seppur riducendo il loro impatto sul clima. Lo scorso ottobre il governo Trudeau ha proposto nuovi regolamenti per l’elettricità pulita, in modo da ridurre l’utilizzo dei combustibili fossili e limitare la quantità di gas serra prodotta per generare elettricità. Come riporta il Calgary Sun, le province più colpite da questi regolamenti sono Alberta, Saskatchewan, Nuova Scozia e Nuovo Brunswick. Secondo Francis Bradley, Ceo di Electricity Canada, il governo ha affrettato l’adozione di queste misure, che potrebbero provocare «danni all’affidabilità del sistema elettrico e gravi impatti sulla disponibilità di elettricità in molte parti del Paese».
Così la sfida climatica più grande per Trudeau è diventata trovare un equilibrio tra gli interessi economici delle province – ricche di risorse naturali pulite, in particolare l’energia idroelettrica – e quelle dipendenti dai combustibili fossili. Il Paese nordamericano possiede diverse caratteristiche che rendono questa sfida complicata: in Canada le merci vengono spesso trasportate per lunghe distanze, le temperature sono estreme e una popolazione di quaranta milioni di persone ha un’impronta di carbonio non irrilevante, nonostante i progressi dell’ultimo decennio.
Le vaste foreste presenti nel Paese – che ricoprono più dell’otto per cento della superficie forestale del Pianeta – possono assorbire buone quantità di carbonio, ma gli incendi boschivi del 2023 sono stati un colpo durissimo: le fiamme hanno generato tre miliardi di tonnellate di CO2, più dell’intera Unione europea.
Tuttavia, l’amministrazione Trudeau ha sempre mantenuto costante l’impegno intrapreso nei confronti della sensibilizzazione climatica. L’esecutivo canadese ha intrapreso azioni di educazione climatica anche per i più giovani: nel 2021 un investimento di oltre tre milioni di dollari è stato destinato ad azioni per il clima e alla sensibilizzazione dei giovani canadesi attraverso azioni collettive a casa, a scuola e nelle loro comunità.
Seppur con qualche sbavatura, Trudeau ha istituito una governance climatica senza precedenti in Canada. Ora la sua eredità si trova in pericolo perché i Conservatori, che potrebbero salire al potere, hanno dichiarato di voler eliminare la tassa sul carbonio, e non hanno sviluppato un piano di azione climatica sufficientemente ambizioso.