Camillo di Christian RoccaChe fine ha fatto Biden?

Joe Biden farà il consigliere di Obama e tornerà a rappresentare il governo ai funerali. Non avrà i compiti esecutivi di Al Gore e meno che mai l’influenza di Dick Cheney. La sola incognita è che è un chiacchierone

New York. C’è una cosa che Barack Obama certamente cambierà, una volta entrato alla Casa Bianca. Il suo vicepresidente, Joe Biden, non avrà nessun ruolo formale, non si occuperà di niente in particolare, sarà il vicepresidente con meno poteri degli ultimi ventotto anni. Prima di scegliere Biden, Obama aveva spiegato che avrebbe cercato una persona fidata, a cui poter chiedere consiglio prima di prendere decisioni importanti. Niente di più.
Il nuovo numero due di Washington farà il consigliere del presidente e tornerà a rappresentare il governo ai funerali, non avrà i compiti esecutivi di Al Gore, meno che mai l’influenza di Dick Cheney (sul quale si sprecano le barzellette tipo questa: “Mr. Cheney, com’è la vita da numero 2? Non so, chiedete a Bush”). Biden non riceverà ogni mattina un suo rapporto di intelligence prima di sedersi nello studio ovale col presidente e non sarà sempre l’ultima persona che Obama consulterà prima di prendere una decisione.
Al contrario di quanto è stato consentito a Cheney, a Biden sarà vietato anche di partecipare alle riunioni del gruppo democratico al Senato, malgrado formalmente sia il presidente del Senato. Il leader del partito nella Camera alta, Harry Reid, ha detto che non permetterà l’ingerenza del potere esecutivo sul legislativo, come è successo con Cheney. Anche Nancy Pelosi, speaker democratica alla Camera, sembra volersi prendere una rivincita su Cheney ai danni di Biden e da gennaio assegnerà ad altri l’ufficio della Camera riservato a Cheney.
Nessun potere esecutivo, zero ruolo legislativo, c’è chi comincia a chiedersi che cosa farà il prossimo vicepresidente, a parte l’idea di ripristinare la festa annuale di Halloween per i giornalisti, ideata da Al Gore e abolita da Cheney. Biden dice che in realtà il suo è un compito storico, perché farà rientrare la figura del vicepresidente nei ranghi della tradizione. Intanto ha comprato un cane, un pastore tedesco, ma la scelta non è piaciuta alle associazioni in difesa degli animali che hanno protestato ufficialmente invitandolo piuttosto ad adottare un cucciolo da un canile.
Il vicepresidente dell’era obamiana starà tranquillo al suo posto, nel caso di Biden servirà anche a evitare al presidente l’imbarazzo delle sue leggendarie gaffe, ma il problema è che nessuno sa veramente quale sia il posto del vicepresidente. La Costituzione dice poco o niente di una figura che, agli albori della Repubblica, era semplicemente il posto relegato al candidato sconfitto. Il vicepresidente è citato nell’articolo 2 della Costituzione del 1787, quello sul potere legislativo, prima ancora del presidente, ma solo per dire che ha il ruolo di presidente del Senato. Per il resto non elenca compiti e competenze, se non quelli in caso di successione al comandante in capo. Il primo ad aver avuto un ufficio vicino alla Casa Bianca è stato Richard Nixon, vicepresidente di Dwight Eisenhower. Harry Truman, vice di Franklin Delano Roosevelt, stava invece al Congresso, mentre il primo ad aver lavorato dentro la West Wing della Casa Bianca è stato il numero due di Jimmy Carter, Walter Mondale. La vicinanza tra le due figure, da allora, ha favorito il ricorso alla delega, ma anche l’integrazione e l’ampliamento del ruolo del vicepresidente nell’Amministrazione. Cheney ha sempre detto che il lavoro del vicepresidente è quello che il vicepresidente riesce a ritagliarsi: “Non c’è un contratto, non c’è una lista di mansioni da svolgere”.
Il sessantaseienne Biden ha una cosa in comune col suo predecessore: non sembra interessato a un futuro politico da presidente, dopo la scadenza del mandato del suo boss. Per tutto il resto, Biden è l’opposto di Cheney e gli sarà difficile stare alla larga da un microfono. Biden è un politico chiacchierone che ama il suono della sua voce, Cheney è noto per non parlare quasi mai, se non a monosillabi come quando ha risposto “so what?”, “embè?”, a un giornalista che gli diceva che gli americani erano contrari alla guerra.

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