Le discussioni su “web e privacy” sono spesso accanite: “Conoscono le nostre preferenze, la nostra posizione geografica, i nostri amici…”. A prima vista sembra un problema enorme. Ma non è così. La realtà è un’altra. Lo dimostrano i fatti. Firefox è il browser più diffuso al mondo. E Firefox 4 consente di attivare una “opzione antitracciamento dei dati personali”, che in inglese si chiama “Do Not Track”. Ebbene, rivela Jules Polonetsky, fondatore del Future of Privacy Forum (qui), che solo l’uno per cento degli utenti si avvale di questa possibilità. Perché? Problemi tecnici? Difficile crederlo: basta andare alla pagina delle “opzioni avanzate” dove è anche possibile cancellare i cookies, un’attività svolta da oltre il 20 % degli utenti Firefox. E Polonetsky dice che ormai da un decennio solo l’uno per cento degli utenti (nel caso di Aol o DoubleClick) si preoccupa di difendere la propria privacy quando viene loro offerta l’occasione. E allora?
Il fatto è che le soglie della percezione della privacy si stanno abbassando in modo progressivo, e questo processo avviene nella piena inconsapevolezza collettiva. Scusate se faccio una breve digressione storica per mostrare come su questo argomento sia difficile capire i fenomeni che stanno andando avanti nella società.
Norbert Elias (noto sociologo tedesco, 1897-1990) negli anni Trenta scrisse un libro molto importante (e assai letto negli anni Sessanta-Settanta): “La Civiltà delle buone maniere” nel quale sosteneva (tra le altre cose) che lo sviluppo della società umana ha una direzione ben precisa. Mano a mano che il mondo diventa più ricco, istruito e tecnologico, i controlli sociali diventano sempre più rigidi, nuove norme sociali si creano e queste vengono incorporate nella cultura profonda delle persone. E questo crea uno spostamento in avanti – questo è esattamente il termine usato da Elias – “del senso della vergogna, del pudore e della ripugnanza”.
È probabile che Elias avesse ragione osservando quello che è avvenuto dal Medio Evo fino alla fine dell’Ottocento. In quei secoli, mano a mano che la borghesia si rafforzava, nuove regole di privacy venivano create: a tavola e a letto, nel modo di mostrarsi agli altri, nel comportamento in famiglia. La soglia della vergogna cambiava, il rapporto tra i corpi diventava sempre più complesso, gli impulsi affettivi meno spontanei, il contatto fisico mediato da regole sempre più complesse. Molti lo chiamano “autocontrollo individuale”, altri “repressione sociale”.
L’ipotesi di Elias ha uno straordinario fascino. Nel Cinquecento, analizzando i racconti che Erasmo fa della vita quotidiana, si scopre che la soglia del pudore è straordinariamente bassa. Analizzando il comportamento delle persone in una locanda tedesca, si scopre che decine di persone (80 o 90, dice Erasmo), affollavano la sala da pranzo di una locanda tedesca: e ciascuno faceva ciò che riteneva necessario: chi puliva gli stivali sul tavolo, chi lavava i panni, chi si lavava le mani in un bacile d’acqua lurida. Nell’ambiente si levavano olezzi d’aglio e altri miasmi. La gente sputava per terra. Quando arrivava il cibo tutti immergevano tocchi di pane in un vassoio comune. E insieme c’erano nobili e contadini.
Poi l’avvento della borghesia irrigidisce i costumi con regiole sempre più restrittive. Fino a quando dura questa tendenza?
Elias scrive il suo libro negli anni Trenta. La prefazione al volume è del 36, e la radio era già una realtà consolidata. Ma il libro viene rilanciato nel 1968 con un’introduzione che ribadisce gli stessi concetti: e la televisione aveva ormai invaso i salotti. A quel punto è già chiaro che la tesi di Elias è completamente sbagliata, ma Elias non se ne rende conto.
Con l’arrivo dei media di massa la freccia della storia cambia verso. Ognuno scopre che i suoi problemi, anche i più gravi, sono condivisi da altre migliaia di persone. Manifestare la propria individualità diventa una necessità sociale, l’espressione di un bisogno.
Il senso del pudore, della vergogna e della privacy cominciano ad abbassarsi. Quando arriverà il web (e il Grande Fratello) crollano. E oggi nessuno si preoccupa di proteggersi utilizzando banali strumenti tecnici che un browser come Firefox mette a disposizione. Giusto o sbagliato? Domanda assurda. Il senso della privacy, del pudore e della vergogna cambiano con il tempo e con le generazioni. E ognuno fa giustamente come gli pare.
Il problema è l’uso che dei nostri dati fanno i giganti della comunicazione. Quello è un problema politico, non personale. E dovrebbe interessarci.
26 Aprile 2011