Il mio reportage di sta notte per l’ANSA nei luoghi dove ieri sera avevano luogo i disordini. Vedrete che appena si calma la buriana parte il processo al governo.
Una notte così a Londra non s’era mai vista. Camionette ai crocicchi tipo striscia di Gaza, elicotteri nel cielo manco fossimo in Blade Runner, gente attaccata alla radio in macchina o fissa davanti alla TV nei pochi pub rimasti aperti nei quartieri periferici. “Come va? a Chi tocca sta notte?”.
Ma Londra è anche il ‘muro del pianto’ di Peckham. Dove ieri infuriavano gli scontri, tra i più violenti, ora è spuntato un diario di speranze e pensieri scritti a colpi di post it. Come messaggini affidati a un Twitter d’epoca vittoriana stanno tutti lì, appiccicati alle assi di legno che proteggono la fu vetrina di un Poundland ormai sfasciato. Ovvero uno di quei negozi che vendono tutto a una sterlina. “Ma che cavolo l’hanno svaligiato a fare un Poundland?”, sghignazza un ragazzo in tuta che porta a spasso il cane. “Che pensavano di trovarci? Fosse una gioielleria…”. “Non pensavano a niente quelli lì”, spara secco Dean Britton, custode, per sta notte, del muro del pianto.
Neanche 30 anni, fa l’insegnante nel liceo della zona. “Sono in vacanza, non mi pesa stare qui”, dice all’ANSA. Ma mette subito le mani avanti. L’idea del muro non ce l’ha avuta lui. “Sono state due signore di Peckham Shed, il gruppo di recitazione del rione. Io dò solo una mano, per rendermi utile”. Dean è in carne, ha una bella faccia, veste di nero, ha la pelle ancora più nera, i denti bianchissimi e quando parla, nella scurissima notte di Peckham, sembra lo Stregatto. Ha una parola gentile per tutti, tiene i pennarelli in mano e distribuisce i post it ai passanti. Poi a chi fa spallucce spiega perché quello che è successo non va proprio. Fa il suo lavoro anche in ferie, insomma.
Sul muro, nel mentre, i bigliettini s’inseguono come coriandoli a carnevale: c’è il sempreverde “fate l’amore non la guerra”; l’indignados “più opportunità per i giovani”; l’interventista “più potere alla polizia; l’escatologico “che fine ha fatto Chuck Norris?”. Dean parla come il Tamigi. “Sono stanco di sentire ‘è tutta colpa del governo’. È venuto il momento di unirsi e riscoprire il senso di solidarietà. E fare qualcosa”. Intanto, però, secondo lui il Paese “ha bisogno di leadership”. “Dov’erano Boris Johnson e David Cameron? In vacanza”. E se gli fai notare che sono tornati sgrana gli occhi e dice: “Eh, ma guardati intorno: non è un po’ tardi?”. In effetti.