Milano – “la giuria”
Sabato scorso ho partecipato alla giuria del Lucca Photo Festival.
Il festival animerà Lucca dal 19 novembre all’11 dicembre 2011, con mostre, dibattiti, lectures e diverse iniziative per gli amanti della fotografia.
È un festival importante giunto ormai alla sua settima edizione, che nella scorsa edizione ha avuto oltre 16.000 presenze e ottime critiche.
Ci siamo riuniti a Milano. A valutare i 64 iscritti c’erano oltre a me, il mio amico Michele Lupi, direttore di Rolling Stone, Renata Ferri (photoeditor di Io Donna), Michela Gattermayer (vicedirettore di Vanity Fair) e Gaby Scardi (critica e presidente).
Con noi, ad illustrare i lavori, il direttore artistico del Festival, Enrico Stefanelli.
Il metodo adottato per la selezione è democratico/maggioritario, ognuno vota e vince la maggioranza.
E, almeno in questa sede, mi sento abbastanza pro-democrazia perché ognuno di noi ha abbastanza cultura sull’argomento da poter esprimere una propria opinione.
La prima scrematura ci ha visto tutti d’accordo e non è stato difficile passare da 64 ad appena 8, poi 7 e 6.
A questo punto si è trattato di scegliere il vincitore che avrà una mostra dedicata durante il festival: qui ci siamo trovati su posizioni diverse e abbiamo discusso per qualche ora.
Si sono create due “fazioni”, da una parte io e Renata Ferri (che sono felice di avere conosciuto perché è tostissima e simpaticissima) a favore di Marco di Lauro con “Niger Food Crisi”, dall’altra Michele Lupi e Gabi Scardi che da un iniziale innamoramento per “H” di Vittorio Mortarotti sono passati insieme a Michela Gattermayer a votare per “Spettacolo Nostalgia” di Enrico Genovesi, che ha quindi vinto il festival.
Marco di Lauro – “Niger Food Crisis”
Enrico Genovesi- “Spettacolo Nostalgia”
“Spettacolo Nostalgia” racconta di una famiglia di circensi itineranti. Mi piace moltissimo, è poetico, guardando le immagini mi sembra quasi di sentire le musiche di Goran Bregović, ogni foto ha un taglio e una composizione notevole. Non era la mia prima scelta ma sarebbe stata la mia seconda.
Enrico Genovesi- “Spettacolo Nostalgia”
Non sarei stata invece altrettanto entusiasta se avesse vinto “H” di Vittorio Mortarotti, un lavoro sicuramente interessante ma troppo concettuale, un percorso in cui la fotografia diventa secondaria.
Vittorio Mortarotti – “H”
La giuria era chiamata a giudicare i lavori senza sapere i nomi e la storia degli autori, regola del Festival per garantire ancora di più obiettività ed eliminare ogni possibilità di favoritismi.
A mio parere, però, quando ci si trova davanti a un lavoro come “H”, così “autobiografico”, poco fotografico e molto intellettuale, credo che conoscere l’autore sia necessario per valutarne la credibilità, il percorso.
“H” fa parte dell’estetica che è stata dominante negli anni ’90 cosìdetta “snapshot”, cui dedicherò un post intero perché avrei troppo da dire.
Si tratta di fotografie che sembrano fatte senza l’obiettivo di essere esibite al pubblico, come gli snapshot un tempo negli album di famiglia e oggi su Facebook.
Immagini intime, sgranate, spesso di pessima qualità, fatte magari con camere point-and-shoot.
C’è chi con questa estetica ha comunicato qualcosa di veramente speciale, autentico, scrivendo la storia della fotografia come Nan Goldin, Corinne Day, Jurgen Teller, Terry Richardson o più recentemente Ryan McGinley.
Ma il punto è che questo tipo di fotografia si presta facilmente alla “sòla”.
Una riflessione che ho tratto da questa esperienza sicuramente molto stimolante è che probabilmente, quando si tratta di giudicare e valutare una fotografia, l’atteggiamento più saggio sia nel conoscere il più possibile, essere informati su tutto ma avere anche la capacità di dimenticarsene e vedere con occhi vergini perché il rischio altrimenti è di intellettualizzare troppo oppure di scartare certi argomenti perché “se ne è già sentito parlare troppo”.