Erano da poco passate le 18.30, le 16 ora italiana, quando un blindato VTLM Lince, della Task Force South, su base 152° Reggimento “Sassari”, impegnato nell’ambito di una operazione di normale pattugliamento del territorio, è stato investito dall’esplosione di un ordigno IED (Improvised Esplosive Devices) verificatasi a circa dieci chilometri dalla Forward Operating Base (FOB) “Tobruk”, nel distretto di Bala Baluk, provincia di Farah. Una delle zone più “calde” del settore operativo controllato dagli italiani.
Nell’esplosione sono stati coinvolti i cinque militari a bordo del veicolo, che hanno riportato leggere ferite da traumi da contusione e shock, che però non destano preoccupazione nei medici. Lo riferisce l’ufficio di pubblica informazione dello Stato Maggiore della Difesa.
Sul luogo dell’incidente è intervenuto immediatamente un team IEDD, gruppo operativo composto da personale specializzato nel riconoscimento e nella bonifica di ordigni esplosivi, al quale è toccato il compito di condurre gli accertamenti di rito tesi ad individuare la natura e l’origine dell’esplosione. Per il team di specialisti non è stato difficile individuare i resti della bomba “fatta in casa”.
Gli IED, micidiali ordigni esplosivi realizzati artigianalmente con materiale di recupero, sono in grado di mettere a dura prova le corazzature dei blindati ISAF. Ecco perché queste bombe improvvisate rappresentano attualmente la minaccia più temibile per le forze della missione NATO. Non solo per l’estrema difficoltà del loro rilevamento, ma anche perché la loro semplicità di realizzazione ne fa una delle armi più utilizzate ed efficaci, ancorché rudimentali.
Sono infatti 12, su 44 caduti, i militari italiani impegnati nella missione ISAF uccisi proprio dagli IED. Quasi il 30% del totale.