«Ho dato mandato all’Ufficio di Gabinetto di denunciare coloro che in questi giorni, a ogni livello, hanno gravemente compromesso l’immagine della città. Sono state mostrate immagini di repertorio con cumuli di rifiuti. Sono un danno enorme alla città che io ho l’onore e il dovere di rappresentare. I soldi che ricaveremo dall’azione giudiziaria li destineremo alla raccolta porta a porta».
Così parlò Luigi de Magistris. Il sindaco di Napoli si rimangia quanto scritto nel suo libro-confessione («mai querelato un giornalista») e annuncia invece mazzate contro chi avrà l’ardire di mandare in onda o pubblicare sui giornali immagini di repertorio della città oppressa dai rifiuti.
Il sindaco non sa, lui non c’era, che invece è attuale più che mai: farsi un giro a Ponticelli, a Soccavo, ad esempio, per capire che le microdiscariche sono una realtà non certo archiviabile come fatalità o lieve controindicazione d’un mondo arancione. Usare immagini o foto per dire: ecco la città oggi e magari restituire una realtà falsata questo no. Ma non basta andare così indietro nel tempo, caro sindaco: a maggio durante la campagna elettorale la città era sommersa dalla monnezza.
Difenderla non significa prendersela coi giornalisti che pubblican foto. Quella lì è una cosa degna del minculpop. Anzi, le consiglio un minuscolo libricino regalatomi da quel genio di Marcello Baraghini di Stampa Alternativa. Raccoglie tutte le veline del Duce ai giornali: questo si fa, questo non si fa. Ancora convinto di voler querelare?