Per anni gli inglesi hanno costretto i francesi a sbarcare dall’Eurostar, il collegamento ferroviario fra Parigi e Londra, alla stazione di Waterloo, in maniera fosse chiaro ai «mangia rane», così li chiamano con profondo disprezzo, chi ha vinto quel celebre confronto bellico. Una battaglia infinita quella fra Londra e Parigi, di cui la guerra dei cent’anni fu solo un capitolo, e che oggi è semplicemente passata dai cannoni ai conti pubblici (dimostrando che aveva ragione Michel Foucault quando inverti von Clausewitz: è la politica che è la continuazione della guerra con altri mezzi, più che il contrario).
L’episodio del marito di Carla Bruni che si rifiuta di stringere la mano a Cameron all’ultimo inutile vertice Ue, è nulla in confronto a quanto accaduto oggi con il governatore della Banca di Francia Christian Noyer che, nell’attesa di un downgrade dell’esagono che ormai i mercati danno per scontato, ha detto con scarsa eleganza gallica che Londra merita di perdere la tripla A più di quanto non lo meriti Parigi.
Per capire che l’Europa è alla frutta questi episodi valgono più di un trattato sul balbettio del fondo salva stati della Ue o sui i balletti di Frau Merkel, sempre indecisa a tutto, se non quando è troppo tardi. Pensate se ogni Paese europeo iniziasse così, se ora Cameron dovesse reagire dicendo che l’Olanda allora merita di perdere la tripla A più ancora di Londra e se Amsterdam ribattese: «bé perché l’Austria?». E poi quelli incapaci di stare in Europa, quanto a stile e savoir-faire, eravamo noi. Silvio ci ha portato al default, andava a mignotte, aveva rapporti con chiunque fosse impresentabile o peggio, e faceva il cucù alla Merkel. Non faceva ridere ma non fa manco ridere il re di Svezia con le sue orgie e le sue intercettazioni carpite non si sa come e non fanno ridere manco le intimidazioni di Sarkozy ai giornalisti o tutte le storie di mazzette che lo circondano. Quindi figuriamoci uno come Noyer – sembra tutta Europa sia impegnata in una grande gara verso il basso.
Ecco appunto, forse Noyer era preoccupato di far ben capire agli europei come il primo default del Vecchio continente sia quello della sua classe dirigente, mai stata di un livello così infimo, almeno nella storia recente. Scriveva il politologo Gaetano Mosca, fra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce, che le minoranze governanti sono formate in maniera che gli individui che le compongono «si distinguono dalla massa dei governati per certe qualità, che danno loro una certa superiorità materiale ed intellettuale o anche morale…essi, in altre parole, devono avere qualche requisito, vero o apparente, che è fortemente apprezzato e molto si fa valere nella società nella quale vivono». Lo sappiamo: non c’è autorità senza autorevolezza, tanto più per un banchiere centrale. Ma qualcuno è capace di indicarci quale sia oggi quel «requisito», quella «superiorità materiale e intellettuale» richiesti da Mosca per essere «minoranza governante»?