Nel mirinoMagnum. La scelta della foto.

Jean Gaumy, Allenamento di tiro, Teheran, Iran, ottobre 1986 /Magnum Photos/Contrasto - Jean Gaumy: "Era il mio terzo viaggio in Iran durante il periodo della post-rivoluzione ed ero uno dei pochi...

Jean Gaumy, Allenamento di tiro, Teheran, Iran, ottobre 1986 /Magnum Photos/Contrasto – Jean Gaumy: “Era il mio terzo viaggio in Iran durante il periodo della post-rivoluzione ed ero uno dei pochi occidentali a entrare nel paese, il Ministero mi diede il permesso di visitare un luogo dove la stampa occidentale non era mai potuta arrivare: un campo di addestramento per donne Basij”.

Se volete fare un bellissimo regalo di Natale vi consiglio questo libro che ho sfogliato oggi: “Magnum. La scelta della foto”. È un libro di Contrasto a cura di Kristen Lubben.

Un libro che ha per me un significato particolare, visto che il focus è proprio sul mio lavoro, l’editing.

Ci si perde fra le pagine: 139 fogli di provini di contatti di 69 fotografi, tutti di Magnum ovviamente: da Henri Cartier-Bresson a Robert Capa, da Elliott Erwitt a René Burri fino ai più giovani come Paolo Pellegrin, Alec Soth.

Ogni autore racconta la storia della foto mostrata che viene pubblicata insieme all’originario provino a contatto da cui è stata scelta.

Si ha così l’idea della “storia” di ogni singolo scatto, di come si svolge il processo creativo, è una porta aperta sulla camera oscura dei fotografi per capire quali sono i criteri di scelta che rendono una foto indimenticabile.

Stuart Franklin, Piazza Tiananmen, Pechino, Cina, giugno 1989 /Magnum Photos/Contrasto – Stuart Franklin: “Quando cominciai a fotografare, non avevo idea di cosa sarebbe successo”.

400 immagini che raccontano più di 70 anni di avvenimenti, dallo sbarco in Normandia di Robert Capa ai ritratti di Che Guevara di René Burri, piazza Tienanmen di Stuart Franklin, l’11 di settmbre di Thomas Hoepker, e tantissimo altro.

Rene Burri, Ernesto ‘Che’ Guevara, L’Avana, Cuba, gennaio 1963/Magnum Photos/Contrasto – René Burri: “Arrivai con la reporter americana Laura Berguist della rivista Look; il Che l’aveva invitata quando si erano incontrati a New York nel 1962.
Vidi subito che le veneziane erano abbassate e poiché questo poneva un problema tecnico, gli chiesi ‘posso alzare le veneziane?’ e lui rispose ‘No, non è necessario’. Solo più tardi realizzai che era così concentrato su quello che stava facendo che non voleva vedere cosa stava succedendo fuori”.

Questo libro arriva forse a conclusione di un’epoca, quella della fotografia analogica, del suo mistero e della sua magia per cui fra il momento in cui si scattava e il momento in cui se ne vedevano i risultati poteva passare anche molto tempo.

Martin Parr, fra i protagonisti del libro, ne parla come di “un epitaffio dei provini a contatto”.

Oggi il digitale ha accorciato drammaticamente tutti i tempi, i provini non esistono più, l’editing si fa in diretta, subito.

Spesso non rimane traccia dello svolgersi della storia, dei diversi fotogrammi, del momento prima e quello dopo l’istante decisivo.

Come dice Paolo Pellegrin: “la mole di impegno con il digitale è sicuramente raddoppiata quando si lavora sul campo. Ora Bisogna fotografare, fare editing e inviare le proprie immagini nello stesso giorno. Si torna alla propria auto, o stanza di albergo per scaricare le immagini, scrivere le didascalie e spedire tutto. E’ un processo molto più rapido e diventa quindi difficile rivedere il lavoro”.

Non esiste neanche più la pausa in cui si riavvolgeva la pellicola, o quella per cambiare il rullino, non esistono i tempi per far sedimentare un pensiero, riflettere su di un’ intuizione, utilizziamo avidamente tutto il tempo a nostra disposizione in modo operativo.

Thomas Hoepker, 11 settembre 2001, New York, USA 2001 /Magnum Photos/Contrasto – questa foto è rimasta per anni nella scatola delle seconde scelte. Poi nel 2005 Hoepker inizia a lavorare a una mostra retrospettiva e ad un libro insieme a Ulrich Pohlman curarore del foto Museum di Moncao. Sarà Pohlman a tirare fuori la diapositiva rovistando fra le foto scartate ed oggi questa è la sua foto più pubblicata e più discussa.

L’editing è una parte fondamentale del processo creativo, un editing frettoloso e inesperto rischia di farsi sfuggire la fotografia “giusta”.

Ho fatto editing tutta la vita, da piccola mi divertivo con i provini a contatto di mio padre, poi a New York con Wayne Maser dedicavamo interi pomeriggi solo a questo, e oggi lo faccio con passione e entusiasmo sia per lavoro che per aiutare i miei amici fotografi.

E’ interessante sapere che fino al 2000 i fotografi che si proponevano per essere rappresentati da Magnum dovevano mostrare oltre alle scelte finali anche i loro provini a contatto perchè, secondo John Morris (mito del picture editing, aiutò Capa e Cartier Bresson nella costituzione della Magnum, picture editor di Life durante la seconda guerra mondaile, il primo a vedere e decidere di pubblicare le foto di Capa dello sbarco in Normandia), “cosi si poteva vedere come ragionavano” .

Philippe Halsman, Dali Atomico, New York, USA 1948 /Magnum Photos/Contrasto – per questa foto ad ogni prova Halsman in camera oscura sviluppa la pellicola e controlla il risultato. “Sei ore e 28 lanci più tardi il risultato ha soddisfatto la mia ricerca di perfezione, io e i miei assistenti eravamo bagnati, sporchi e pressoché esausti: solo i gatti sembravano come nuovi”.

“Un foglio di provini e un po’ come il taccuino di uno psicoanalista. Quasi come un sismografo che registra il momento. Tutto rimane scritto – tutto ciò che ci ha sorpreso, quel che abbiamo catturato in volo, quel che ci siamo persi, quel che è scomparso o un evento che si sviluppa fino a diventare un’immagine che è puro giubilo… Estrarre una buona fotografia da un foglio di provini è come scendere in cantina e prendere una buona bottiglia da condividere.”
Henri Cartier-Bresson

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