La disoccupazione rappresenta una delle piaghe che maggiormente interessa il nostro Paese. La disoccupazione giovanile è diventato uno dei principali motivi per i quali molti giovani, emigrano nel territorio italiano o decidono di uscire dall’Italia, trasferirsi all’estero, per investire più fiduciosamente nel loro futuro.
I dati Istat del marzo di quest’anno in relazione alla disoccupazione riportano queste cifre: «Il numero dei disoccupati, pari a 2.312 mila, aumenta del 2,8% rispetto a dicembre (64 mila unità) […] l’area della disoccupazione riguarda sia gli uomini sia le donne.Il tasso di disoccupazione si attesta al 9,2%, in aumento […] rispetto all’anno precedente. Il tasso di disoccupazione giovanile, ovvero l’incidenza dei 15- 24enni disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca di lavoro, è pari al 31,1%, in aumento […] rispetto a dicembre 2011.
Dai dati riportati da uno studio istat,Trasferimenti di residenza, pubblicato nel luglio 2011 emerge che «più della metà dei laureati italiani che si trasferiscono in un’altra ripartizione provengono da una regione del Mezzogiorno (oltre 18 mila, pari al 54%) e sono diretti soprattutto verso le regioni del Nord (58,8%)», non è da sottovalutare che l’emigrazione giovanile non riguarda solo quella extra territoriale, ma anche e soprattutto quella interegionale.
Sono diverse le realtà territoriali, che non offrono ampie prospettive a molti giovani che decidono di trasferirsi, augurandosi delle prospettive migliori, legate allo studio, al lavoro e altrettante ragioni.
Per quanto rigurda l’emigrazione all’estero, la rinomata “fuga dei cervelli”, « Gli italiani laureati che decidono di emigrare all’estero sono 5.839, in leggera contrazione rispetto al 2008, anno in cui ammontavano ad oltre 6.500. Essi prediligono i paesi europei e quelli di antica emigrazione d’oltreoceano (Stati Uniti, Brasile, Argentina, Australia e Venezuela). La quota di laureati italiani sul totale degli emigrati varia a seconda del luogo di destinazione. In particolare, il 16,3% degli emigrati nel Regno Unito possiede la laurea, mentre tale quota si riduce al 9,2% per gli emigrati in Germania; valori significativi, infine, si registrano per Brasile (21%), Cina (20,3%), Paesi Bassi (19,5%) e Stati Uniti (19,2%)
In questi giorni il governo è alle prese con la riforma del mercato del lavoro. Una riforma che ridimensiona i contratti del lavoro, al fine di ridurli e semplificarli, al fine di permettere un più facile accesso al lavoro, ed uno snellimento nei processi di accesso al lavoro; proprio a tal proposito è sul tavolo delle trattative da settimane l’art. 18, cerchiato come una nota dolente dell’apparato lavorativo italiano, posto come motivo del rallentamento della crescita, quasi una “zavorra sindacale” che non deve rappresentare un tabù in tempi difficili per la produzione e lo sviluppo del Paese.
Quanto contribuirà questa riforma a diminuire la migrazione giovanile in italia e all’estero?