L’Italia ha pagato la banca statunitense Morgan Stanley per chiudere uno swap che aveva iniziato tempo fa. I costi del mantenimento dei contratti, avevano rivelato fonti del Tesoro a fine 2011, era troppo elevato. Di qui, la scelta di saldare Morgan Stanley e chiudere la posizione. Nicolò Cavalli, prendendo spunto anche da un molto ben informato articolo dell’International Financing Review, aveva sintetizzato la vicenda nel suo blog. Oggi, Bloomberg rilancia la storia, facendola passare per scoop. Eppure, non è proprio così.
Che l’Italia avesse aperto diverse posizioni su cross-currency swap e interest rate swap non è una novità. Sono diversi i governi che hanno fatto ciò. E non c’è nulla di male. Come molto spesso ripetono gli esperti del settore, si tratta di un modo per la gestione del debito pubblico. Certo, ogni tanto, va male. In quel caso, si chiude la posizione e si riparte. Così ha fatto l’Italia. Ma così hanno fatto sicuramente tanti altri Stati. Questa è la dinamica comune. Eppure, sembrerebbe essere una novità mondiale.
In un mondo in cui la finanza non è conosciuta dai più, è facile prendere una deriva populista o tendenziosa. Il paragone che viene alla mente più facilmente è quello con gli uomini primitivi: non conoscendo la reale natura del fulmine, gli imputavano un’origine divina. Del resto, invece che intervistare un esperto di modellizzazione finanziaria o il direttore della divisione derivati di una banca d’investimento, Bloomberg ha sentito Elio Lannutti, più celebre per le sparate contro il signoraggio che per la sua esperienza finanziaria. L’impressione, come evidenziato dai vari commenti che ho ricevuto via mail da parte dei colleghi esteri, è che quella di Bloomberg sia una trappolona costruita ad arte contro Mario Monti. Sono solo congetture, ma non sarebbe così insensato.
La situazione italiana, dopo un netto miglioramento in merito ai costi di rifinanziamento sui mercati obbligazionari, non è affatto positiva. Il debito pubblico è in aumento, il fabbisogno pure, la crescita economica stenta e le tensioni nell’eurozona non sono ancora terminate. Le banche d’investimento per ora sono in attesa delle mosse del governo Monti, ma non ci penserebbero un attimo a cambiare idea sull’Italia. E “scoop” come questi non fanno altro che andare in questa direzione. Quella della scommessa contraria.