DischauntIn Germania, Youtube non “canta” più. La causa? Economica, ovvio

Purtroppo questo video non è disponibile in Germania perché potrebbe contenere musica per la quale GEMA non ha concesso i relativi diritti musicali. Siamo spiacenti.Questa scritta è un incubo. Sopr...

Purtroppo questo video non è disponibile in Germania perché potrebbe contenere musica per la quale GEMA non ha concesso i relativi diritti musicali. Siamo spiacenti.

Questa scritta è un incubo. Soprattutto per chi, come me, da appassionato di musica di ogni genere, utilizza servizi di streaming video e audio quotidianamente per riascoltare canzoni conosciute e scoprire nuovi brani. Da un paio di settimane, ovvero da quando mi sono trasferito in Germania, questo esercizio quotidiano non mi è più possibile. Su Youtube quasi tutti i video ufficiali sono bloccati e Grooveshark, sistema di streaming gratuito funzionante in tutto il mondo, mi accoglie in home page con un cuoricino spezzato e due righe di spiegazione: Aufgrund unverhältnismäßig hoher Betriebskosten stellt
 Grooveshark den Zugriff aus Deutschland ein, ovvero “a causa di costi di esercizio ingiustificatamente elevati, abbiamo bloccato l’accesso al servizio dalla Germania”.

Dietro a questo sbarramento invalicabile c’è la Gesellschaft für musikalische Aufführungs o GEMA, in pratica la SIAE tedesca, la società che gestisce i diritti d’autore degli artisti e dei performer. Già celebre nel web per il suo pugno duro nei confronti del peer to peer – nel 2005 fece chiudere il popolare sito di scambio file eDonkey -, ad oggi è conosciuta per il braccio di ferro che da un paio d’anni la oppone a Youtube, il colosso diventato ormai da tempo la principale “fonte” musicale per tutti gli internauti del mondo. In Germania, infatti, la maggior parte dei contenuti video ufficiali caricati sulla piattaforma di streaming video di proprietà di Google non sono visibili.

La situazione stagna dal 2010, anno in cui scaddero molti dei contratti che Youtube aveva sottoscritto con le società europee di raccolta dei diritti d’autore. In quasi tutti i Paesi del continente, questi contratti furono ridiscussi e rinnovati. Non in Germania, dove la Gema avanzò delle richieste che Youtube giudicò – e giudica tutt’ora – eccessive. La società tedesca avrebbe chiesto, secondo quanto hanno riferito alcune fonti, circa 0,13 euro per ogni visualizzazione dei video di lunghezza fino a cinque minuti, e cifre ancora superiori per quelli più lunghi o per quelli preceduti dagli spot.

Uno scenario economicamente insostenibile per Youtube, la cui controproposta – in linea con i contratti siglati nel resto del continente – è stata rifiutata dai tedeschi. In Gran Bretagna, ad esempio, Youtube paga alla Prs, ente che raccoglie i diritti, una cifra estremamente inferiore a quella chiesta da Gema: circa 0,00085 sterline a streaming. In Germania, il mancato accordo tra le due società ha portato alla cancellazione di gran parte dei video di proprietà delle grandi case discografiche: non sono tutt’ora visibili né i video caricati da VEVO (la joint venture tra Sony e Universal) né quelli di proprietà di altre etichette importanti, come Emi Music e Warner Bros. Il diktat della Gema ha colpito anche altre piattaforme musicali, che hanno rinunciato ad aprire filiali in terra tedesca, su tutte la già citata Grooveshark. Spotify, alla fine, ha ceduto alle richieste esose della Gema: da circa una settimana il servizio ha aperto anche qui.

Lo scorso giugno Edgar Berger, Ceo della filiale di Sony Music Entertainment a Monaco aveva attaccato la Gema: “Credo che i dirigenti della società non siano ancora giunti all’era digitale. Per colpa loro gli artisti e le compagnie stanno perdendo milioni di euro”. Anche Briegmann della Universal Music ha avuto parole dure nei confronti delle tariffe imposte dalla società tedesca: “La Germania è una società in crescita nel mercato della musica digitale. Gema, apparentemente, non ha compreso i nuovi sviluppi del mercato musicale internazionale”. Per ora la situazione non sembra sul punto di sbloccarsi. Berlino – la città dove è nata Soundcloud – e il resto del Paese, dovranno rinunciare a gran parte dei video di Youtube per un tempo ancora indefinito.

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