Nel mirinoIntorno a Thomas Ruff

© 2012 Thomas Ruff - nudes sd17 - 2011 -courtesy Gagosian Gallery   In mostra a Londra da Gagosian fino al 21 aprile due serie di Thomas Ruff: “m.a.r.s.” e “nudes”. Il rapporto di Thomas Ruff con ...

© 2012 Thomas Ruff – nudes sd17 – 2011 -courtesy Gagosian Gallery

In mostra a Londra da Gagosian fino al 21 aprile due serie di Thomas Ruff: “m.a.r.s.” e “nudes”.

Il rapporto di Thomas Ruff con la fotografia può essere paragonato a quello di uno scienziato con una materia organica, Ruff viviseziona il medium fotografico, lo ingrandisce, lo muta, lo distorce.

Quello di Ruff alla fotografia è un approccio colto, concettuale, il godimento estetico passa in secondo piano mentre a dominare è il godimento intellettuale nel misurarsi con i paradossi legati al fotografare e all’immagine.

Thomas Ruff, classe 1958, è tedesco e vive e lavora a Düsseldorf.

Ruff fa parte insieme ad Andreas Gursky, Thomas Struth, Candida Höfer, Axel Hütte, Simone Nieweg, Jörg Sasse, Laurenz Berges, Elger Esser e Petra Wunderlich delle tre generazioni di artisti che hanno reso famosa la cosiddetta “Scuola di Düsseldorf”, istituita nel 1976 da Bernd e Hilla Becher poi capostipiti del gruppo.

In realtà il percorso di Ruff è quello che più si differenzia da quelli degli altri allievi della scuola per la radicalizzazione del suo approccio teorico e l’utilizzo di innumerevoli tecnologie, mentre i punti di contatto con la scuola sono l’utilizzo del grande formato e il mantenimento di una posizione il più possibile oggettiva e distante dal soggetto fotografato.

Quelle di Ruff possono essere denominate “serie” di fotografie, la prima serie di successo è stata quella dei grandi ritratti negli anni ’80, spersonalizzati, stile fototessera, stampati enormi proprio per spostare l’attenzione dal soggetto fotografato all’oggetto fotografico, al medium, e svelare il carattere menzognero della fotografia.

Portrait (C. von Heyl) – © Thomas Ruff – 1985

Sempre nell’ottica di indagare il mezzo Ruff si interroga sul carattere soggettivo della fotografia, e cerca qualcosa da fotografare che sia il meno possibile interpretabile, qualcosa di oggettivo, che si possa registrare ma non decifrare, pensa così alle stelle e ai pianeti, ma si rende conto subito che non ha i mezzi tecnici per poter scattare queste fotografie e così abbandona l’idea della paternità dell’opera e nella tradizione del ready made preleva degli scatti scientifici (nelle ultime serie direttamente dal sito della NASA) e li manipola, interviene sui colori, sulla compressione delle immagini esasperandone I dettagli.

ma.r.s. 03_II, 2011 © 2012 Thomas Ruff/NASA/JPL/University of Arizona – courtesy Gagosian Gallery

La macchina fotografica per Ruff è un’estensione dell’occhio umano, una protesi che attraverso i diversi obiettivi e la sensibilità di certe pellicole restituisce una vista bionica, in questo senso è interessante la serie “Nights”, realizzata tra il 1992 e il 1996 nelle strade di Düsseldorf in concomitanza con la Guerra del Golfo (1990-1991), che grazie a un’intensificatore di luce e pellicole particolarmente sensibili produce immagini analoghe a quelle militari.

© Thomas Ruff – “Nights” – 1992

Macchina fotografica e fotografia sono per Ruff come creature antropomorfe da sviscerare per capirne a fondo la genesi, questo elemento è particolarmente evidente nella serie dei “Substrats” dove si ha quasi l’impressione di vedere una materia organica, la protocellula dell’immagine.

© Thomas Ruff – Substrat 26 II – 2005 – courtesy Gagosian Gallery

Se Thomas Ruff fosse un regista sarebbe sicuramente David Cronenberg.

Ruff applica lo stesso concetto dei pianeti e le stelle ai nudi, in cerca di fotografie di nudo su internet si imbatte all’inizio per caso nei teaser dei siti pornografici e nota subito come queste fotografie siano più oneste, autentiche dei nudi artistici. Decide quindi di appropriarsi di queste immagini, rielaborarle, ingrandirle, l’intervento sui colori come la sfocatura dovuta all’ingrandimento di immagini di bassa risoluzione oggettivizzano, depotenziano la carica erotica e rendono queste immagini poetiche, pittoriche.

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