Potrebbe essere il titolo definitivo che riesce a unire due dei grandi temi scientifici (e mediatici) degli ultimi anni: l’epidemia di obesità e i cambiamenti climatici. Uno studio condotto da Anders Mikael Sjödin e Arne Astrup del Dipartimento di Nutrizione Umana dell’Universtià di Copenhagen sembrerebbe dimostrare, infatti, che più CO2 respiriamo, più tendiamo a ingrassare. Si potrebbe arguire, quindi, che la pinguedine, la grassezza, l’obesità non sono conseguenze socio-culturali della Rivoluzione Industriali, ma conseguenze dirette e fisiologiche.
Secondo i due ricercatori danesi, infatti, il nesso esiste e sarebbe da andare a cercarsi nell’orexina, un ormone che nel cervello ha il compito di stimolare lo stato di veglia e di regolare lo dispendio di energie, ma è coinvolto anche nei processi metabolici. Introdurre nel corpo molta CO2 nel corpo, come succede oggi con i livelli percentuali più alti mai registrati, significa tendere ad andare a letto più tardi e facilitare l’aumento di peso corporeo.
Per giustificare questa loro teoria, i ricercatori hanno essenzialmente fatto due cose. La prima è stata verificare l’andamento storico dell’obesità negli Stati Uniti, probabilmente una delle nazioni messe peggio da questo punto di vista. Quello che hanno scoperto è che nel periodo 1986 – 2010 il livello di obesità è cresciuto maggiormente sulla costa atlantica del Paese, dove le concentrazioni di anidride carbonica sono più elevate.
La controprova è l’analisi dei dati sulla salute raccolti da un lungo progetto di ricerca danese, il MONICA (MONItoring of trends and determinants in CArdiovascular diseases), che ha mostrato come nei 22 anni del monitoraggio, sia le persone magre che quelle sovrappeso abbiano messo su la stessa percentuale di peso, segno – sostengono gli scienziati – che l’aumento di CO2 ha portato a un aumento di peso.
La seconda prova a sostegno di questa teoria è stata data da un esperimento condotto in ambiente controllato all’Università di Copenhagen nel 2011. Un gruppo di giovani è stato tenuto in ambienti dal clima controllato dov’è stato sottoposto a un progressivo aumento di CO2 nell’aria respirata. Dopo un periodo di sette ore i soggetti erano liberi di mangiare quanto volessero. Risultato: mediamente mangiavano il 6% in più se nel loro sangue la concentrazione di CO2 era più alta. Insomma: sovrappeso e cambiamento climatico sembrerebbero legate.
Ma c’è un ma, nemmeno tanto piccolo. Il numero dei partecipanti a questo studio sperimentale era davvero piccolo, solo sei partecipanti, non sufficienti per dare evidenze statistiche consistenti. Allora sorgono dei dubbi anche sull’uso dei dati del monitoraggio sulla popolazione danese. Se negli ultimi anni è aumentato il livello di obesità e sovrappeso nella popolazione, oltre all’aumento della CO2, ci sono altri fattori che possono avere influenzato le abitudini alimentari dei danesi (come per esempio una regolamentazione diversa dell’uso di dolcificanti nei cibi processati o la diminuzione di disponibilità economica, altro fattore solitamente legato all’obesità)? Da giornalisti ci sarebbe piaciuto sparare un titolo così sensazionale, che mette insieme le preoccupazioni di Greenpeace, WWF, IPCC con quelle dell’OMS, dell’Istituto Superiore di Sanità e Michelle Obama: tocca limitarsi al blog… (marco boscolo)