Con un rapporto deficit/Pil che l’anno prossimo dovrebbe toccare il 4,5% e quindi eccedere lo stupido limite del 3% imposto dal fiscal compact di Angelona Merkel, l’Olanda è tornata sulle pagine dei giornali che non hanno resistito alla tentazione di prendere per i fondelli proprio i sudditi della Regina Beatrice che fino a ieri facevano i primi della classe.
Ora la coalizione guidata dal giovane Mark Rutte (composta dai liberali, il partito maggiore, che governano assieme ai cristiano democratici ma con l’appoggio esterno del partito della libertà di quell’essere agghiacciante che è lo xenofobo e razzista Geert Wilders) non sa che pesci prendere per tagliare la spesa dell’1,5%. Il belga Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, si è stupito che un Paese così ricco faccia tanta fatica a ridurre le uscite. E gli ha ricordato che, quando la Ue lo chiese al suo di Paese, i belgi seguirono pedissequamente le istruzioni della Commissione. Il governo olandese, che è un governo di minoranza, rischia adesso di cadere proprio sulla quadratura di questo cerchio.
E qui viene il bello. È infatti lo scenario politico olandese che rischia di essere ammonitore alla vigilia dell’intervento di domani di Pier Luigi Bersani a Parigi, al Cirque d’Hive, dove si terrà l’incontro “Un nuovo Rinascimento per l’Europa” che vedrà riunite le Fondazioni della sinistra europea nello sforzo di darsi una visione politica comune alternativa a quella della destra. Evento che sarà chiuso dal segretario socialista francese François Hollande in gara per l’Eliseo. E che agita le acque in casa dei democrats con 15 esponenti critici sulla scelta di Bersani di firmare un manifesto unico ”per un nuovo rinascimento europeo” insieme con Sigmar Gabriel (presidente dell’Spd) e con lo stesso Hollande.
Che c’entra l’Olanda con tutto questo? C’entra eccome. Qui il Labour, secondo partito in Parlamento ma esterno al governo, ha appoggiato finora le misure pro Europa “per senso di responsabilità” mentre ha reso chiaro che, sulla scia di Hollande, non appoggia il fiscal compact. Il nuovo leader dei Labour, eletto oggi, Diederik Samsom, ha preso apertamente posizione contro i tagli che Bruxelles vorrebbe imporre agli olandesi.
Una mossa quasi disperata. Da gennaio i sondaggi dicono che sono i socialisti, euroscettici e alla sinistra dei laburisti, quelli che stanno guadagnando dai problemi dell’Europa e, soprattutto, dal “senso di responsabilità” del Labour. A gennaio venivano dati al 20% contro il 12% dei laburisti. Mentre un sondaggio uscito oggi dice che avvrebbero addirittura la maggioranza assoluta in parlamento. I socialisti starebbero togliendo terreno anche a Wilders così ossessionato dagli emigrati, che solo di recente si è reso conto che l’Europa ha qualche altro guaio. Ma soprattutto, secondo il sondaggista Maurice De Hond, un terzo degli elettori laburisti si sarebbero già spostati con i socialisti. Per carità, i sondaggi rendono la meteorologia una scienza esatta, tuttavia, non so per voi, ma per me questa storia rischia di avere un che di familiare.
Le proiezioni fatte a gennaio, in quelle di oggi i socialisti avrebbero ancora più seggi, ben 32, contro i 30 seggi dei liberali