Sono a Francoforte da ieri sera. E mai come in queste ore mi sono sentito al centro dell’attenzione per via della mia cittadinanza. Sono italiano e si sente, il mio inglese non ha l’accento british, al massimo ha qualche inflessione americana, retaggio del mio anno trascorso a New York. Sto partecipando alla Bloomberg Sovereign Debt Conference, un evento per addetti ai lavori volto a capire al meglio quale scenario emergerà dalla peggiore crisi dell’eurozona. Banchieri, gestori di fondi hedge, fondi pensione e analisti finanziari da mezzo mondo sono qui. E Il momento peggiore di tutti è il networking lunch. Un pranzo dove, per l’appunto, si fa rete, si discute, ci si conosce. Siamo pochi italiani, ma ci riconosciamo tutti. Siamo quelli più cercati. Colpa della crisi, colpa di un rinnovato rischio di contagio che in realtà non è mai scomparso, si è solo assopito.
«Mario Monti durerà anche dopo il 2013?». Questa è una delle domande più frequenti. E mentre rispondi con gli occhi di chi non sa cosa dire, cosa pensare, cerchi con lo sguardo altrove e noti che un banchiere tuo connazionale sta facendo lo stesso. Tu rispondi che sarebbe interessante se Monti proseguisse il suo lavoro dopo il 2013, ma che lui ha già escluso questa possibilità. È proprio in quel momento che lo sguardo del tuo interlocutore cambia, le sopracciglia si aggrottano e il sorriso diventa di convenienza. «Ma come? Chi vincerà le elezioni, sembra ci siano le stesse persone di prima!», ti dicono 7 persone su dieci. Le altre tre, non dicono alcunché. In quel caso, si punta sulla speranza di un deus ex machina pronto a entrare in gioco all’ultimo, capace di sbaragliare tutti e salire a Palazzo Chigi.
Nel frattempo, mentre cerchi di dare un senso alle risposte che dai, pensi a tutto quello che c’è da fare in Italia. Dalle liberalizzazioni alla riduzione della spesa corrente, del fabbisogno statale. Dalla digitalizzazione della Pubblica amministrazione alla riduzione di uno Stato elefantiaco che strozza le imprese. Dalla maggiore competitività internazionale a misure in grado di evitare sprechi. Dopo un ostico viaggio mentale, capisci perché tutti intorno a te, indistintamente dalla nazionalità o dal lavoro, stanno dicendo che l’Italia è ancora in pericolo e lo sarà fino a quando non ci sarà un giro di vite tanto ampio quanto doloroso. Il tempo è poco, il 2013 è davvero dietro l’angolo, e l’ossigeno della Bce serve a poco, senza un progetto di lungo periodo. Purtroppo, non è questo quello che ha l’Italia. Forse è per questo che la domanda ricorrente è sempre e solo una: «Mario Monti durerà anche dopo il 2013?».