Mai come in questo periodo l’Italia, insieme alla Spagna, è al centro dei pensieri degli investitori internazionali. Gran parte di essi, che siano europei, anglosassoni o asiatici, si sta domandando se e quando il governo di Mario Monti riuscirà a riformare l’Italia. L’obiettivo era mettere al sicuro Roma dal contagio della crisi dell’eurozona. Per ora, dopo cinque mesi, sul piatto delle riforme italiane c’è poco. Troppo poco.
Della famosa lettera che la Bce ha inviato al governo in agosto ci siamo dimenticati in fretta. L’applicazione della missiva non è stata compiuta, ma non ci importa. Se si confrontano le operazioni del governo Monti con le richieste dell’Eurotower, si vedrà che è stato fatto poco. Ancora meno, invece, se si guardano alle 39 questioni inviate dal commissario Ue agli Affari Economici e monetari Olli Rehn all’Italia nello scorso autunno. A parte la riforma delle pensioni, gli investitori stanno ancora attendendo un responso dall’Italia. Ora la partita si sta giocando sulla riforma del lavoro e le aspettative sono ancora più elevate.
Imbrigliato fra gli interessi politici ed economici, Monti non ha ancora operato sugli unici tre punti che potrebbero rassicurare gli investitori, cioè spesa pubblica, competitività e crescita. Il tempo, secondo tanti banchieri internazionali o gestori di fondi d’investimento, sta finendo. Se non arriveranno risposte concrete entro la fine di aprile, è presumibile che torneranno le posizioni ribassiste. Esattamente come un anno fa. E non ci sarebbe nulla di cui stupirsi. Le banche, i fondi pensione, i fondi sovrani e i fondi d’investimento in generale non sono enti di beneficenza, devono curare un portafoglio e hanno vincoli sui rischi da assumere.
Nel frattempo, lo spread fra titoli di Stato italiani decennali e i corrispettivi tedeschi è tornato oltre 320 punti base. Il rendimento dei Btp a dieci anni è nuovamente sopra il 5 per cento. A breve Monti andrà in Asia per un road-show che in teoria dovrebbe essere propedeutico agli investimenti in Italia. Ma gli addetti ai lavori sanno già che in assenza di concretezza, i soldi non prenderanno la direzione di Roma. Il rigore e la sobrietà di Monti non bastano a risollevare le sorti dell’Italia. Certo, se unite alle mosse della Bce, possono aiutare nel breve termine, ma gli investitori, specie quelli asiatici, sono interessati alle prospettive di lungo periodo. E su questo punto di vista, l’Italia non è affatto quello che si definisce un porto sicuro.