A Genova (come altrove): Ultrà e calciatori a braccetto nella vita

Piovono i primi Daspo, la procura federale apre un'inchiesta e i vertici del calcio si sbrodolano in dichiarazioni roboanti. Nel frattempo a Genova si vive un day after intessuto di ricostruzioni, ...

Piovono i primi Daspo, la procura federale apre un’inchiesta e i vertici del calcio si sbrodolano in dichiarazioni roboanti. Nel frattempo a Genova si vive un day after intessuto di ricostruzioni, imbarazzi e giudizi contrastanti. Interpellati dai vari quotidiani, parlano anche i capi ultrà genoani, vituperati animatori dell’ammutinamento di Marassi. Si espongono senza problemi, “i vecchi della Curva Nord”, presenti in prima fila e a volto scoperto al momento delle contrattazioni con calciatori e dirigenti.

Uno è Fabrizio Fileni, detto Tombolone, che, intercettato dalla Stampa, rispedisce al mittente qualsiasi accusa di violenza. “Io al nostro capitano ho dato semplicemente un consiglio: se non siete in grado di onorare la maglia, toglietevela”. Stesso copione con Massimo Leopizzi, che però non era allo stadio. “La protesta è stata drammatizzata in modo estremo: le tv spettacolarizzano. Ma non c’è stata violenza fisica, non è volato un accendino, una monetina. La violenza è un’altra cosa”, ha dichiarato al Secolo XIX. Anzi, la tesi su cui si insiste è che per merito dei “vecchi”, compreso tale Marco “Cobra” Cobretti, la situazione di Marassi non è degenerata.

Nel frattempo però, vengono alla luce (come se non lo fossero già) i legami tra tifoseria organizzata e calciatori. Uno su tutti: Giuseppe Sculli, beniamino privilegiato che domenica ha tenuto indosso la maglia rossoblù mentre dialogava coi capetti della curva. “E’ uno di noi”, ripetono gli ultras, protagonisti di un dialogo “da compare a compare” con l’attaccante calabrese. D’altronde quello tra giocatori e leader della tifoserie organizzate sembra un cordone ombelicale ben saldo, almeno a giudicare dai fatti. Una volta scontati gli arresti domiciliari, racconta Zancan sulla Stampa, il già citato Leopizzi andò a festeggiare: con lui al ristorante c’erano “Sculli e Milanetto, mi sembra. Capita spesso di uscire tutti insieme. Che male c’è?”. Parola di Fileni, detto Tombolone.

Anche per questa ragione Stefano Nazzi sul Post squarcia un velo di ipocrisia che sembra abbindolare da anni operatori di media e sport, spesso silenti sul fatto che certi influenti personaggi di curva siano intimi con chi gioca e, a volte, ospiti coccolati alla corte dei club. “Si fa finta di non sapere che quegli ultras sono gli stessi che si vedono alla Pinetina, a Milanello, a Trigoria, a Formello. I leader delle curve diventano accompagnatori, amici e guardie del corpo dei giocatori. Si conoscono, sono spesso amici, sono vasi comunicanti”. Marassi, Italia.

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