Addio Monti, serve una manovra anticiclonica

Ho letto il pezzo di Stefano Casertano, magari con l'idea di cominciare una qualche querelle. Giusto per andargli contro. E invece c'è poco da fare il bastian contrario: bel pezzo e argomentazioni ...

Ho letto il pezzo di Stefano Casertano, magari con l’idea di cominciare una qualche querelle.

Giusto per andargli contro.

E invece c’è poco da fare il bastian contrario: bel pezzo e argomentazioni puntuali.

Forse la cosa che dovrebbe far preoccupare il governo Monti, in questa fase plumbea circondata, ed è ciò che più mi preoccupa, da un silenzio surreale, è l’accordo in controcanto tra tutti i critici.

Che siano keynesiani o non keynesiani, come si definisce Stefano, che tempo fa metteva in discussione le categorie.
Che invece secondo me servono sempre a riconoscersi.
E male non fa.

Qui la storia è molto semplice: in nessun modo, con le ricette annunciate, è possibile tirare fuori dal cilindro l’agognata e fatidica crescita.

Tanto più che si fa irritante questa poetica del vago e dell’indefinito, per cui Monti ha sempre l’aria del: “Vedrete, ho in serbo delle sorprese”. Lo ha detto per la Rai, per il lavoro, per le liberalizzazioni.

Sempre con l’aplomb di chi vuol comunicare: “Non temete, io so. Ed è giusto che voi non sappiate”.

Cosa si nasconde dietro l’ermo Colle, a parte il benestare del presidente Napolitano? Il naufragar non pare dolce in questo mare di dubbi.

Nelle acque limacciose di una tassazione che ingessa il sistema, di consumi depressi da un divario prezzi-salari mai così alto (ma non sarà questo il vero problema da attaccare con coraggio garibaldino?) e di un sistema politico incancrenito dal velenoso leit-motiv della casta, che alimenta i fuochi pericolosissimi del populismo, non s’intravede da dove dovrebbe emergere la crescita del PIL.

Con buona pace dell’accordo Roma-Berlino, salutato dall’universo con un’entropica indifferenza.

Lo spread non segue i fondamentali, ma la rabbia schizofrenica di persone irrazionali.

Francamente, qui serve darsi una mossa.

Per cominciare, consiglierei al premier di aprire la finestra: cambiare l’aria rinfresca le idee e, magari, viene qualche spunto dalla natura.

Solo una manovra anticiclonica può salvarci dal griugiume di un lento spegnersi.

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