ITALIABILITYChiudiamo il rubinetto ai partiti

Adesso basta. Chiudiamo subito il rubinetto del finanziamento pubblico ai partiti. Di fronte all’ennesima prova di utilizzo privato di beni e fondi pubblici la gente onesta che paga le tasse e mand...

Adesso basta. Chiudiamo subito il rubinetto del finanziamento pubblico ai partiti. Di fronte all’ennesima prova di utilizzo privato di beni e fondi pubblici la gente onesta che paga le tasse e manda avanti questo Paese deve avere la forza di alzarsi in piedi e fermare i partiti.
Gli scandali in casa Lega confermano il degrado raggiunto dall’attuale sistema e dal suo ceto dirigente. Non solo il finanziamento pubblico ha assunto proporzioni imbarazzanti, ma la pervasività della classe politica ha raggiunto ogni ambito della società e dell’economia per conservare rendite di posizione. La miriade di enti, società partecipate e municipalizzate controllate da Comuni, Province e Regioni, sono in realtà postifici, ovvero luoghi utilizzati per garantire posti di lavoro al ceto politico. Gli scopi per cui questi enti e società vengono formalmente istituiti sono secondari. Non si spiega altrimenti la scelta degli enti pubblici di affidare direttamente la gestione dei servizi a tali società, anziché selezionare sul mercato attraverso gare pubbliche, i soggetti migliori (per qualità, esperienza, capacità professionale, prezzo).

La pantomima a cui si assiste in questi giorni è semplicemente ridicola. I dirigenti dei partiti che notte tempo (in genere in pieno agosto) si spartiscono un bottino da 5 a 10 volte le reali spese elettorali sostenute, ora si sbracciano e si sgolano per assicurare che bisogna “fare presto”, “fare subito” e riformare la legge sui partiti e il loro finanziamento.
Da destra a sinistra, questo ceto politico è squalificato. Per venti anni all’Italia sono state negate riforma serie ed efficaci in ciascuno dei campi strategici per il Paese: giustizia, istruzione, mercato del lavoro, fisco, assetto istituzionale. Gli italiani, mentre vedevano assottigliarsi sempre più l’occupazione e la capacità di reddito, hanno assistito inermi a migliaia di zuffe e litigi personali, leggi ad personam e provvedimenti tanto particolari e ristretti da avviare il Paese verso un irrimediabile declino.

Nessuno degli attuali leader politici è quindi legittimato a proporre una vera riforma del sistema partitico. Gli italiani semplicemente non ci credono. La frase che si sente più spesso nelle strade, nei colloqui informali e nei caffè è: “Questi devono andare a casa. Tutti”. Tuttavia, riformare i partiti e definire un sistema di finanziamento, possibilmente non pubblico, è vitale per qualsiasi democrazia. Quindi è urgente mettervi mano. Il governo, in particolare nella figura del presidente del consiglio, ha secondo noi l’autorevolezza e la forza per imporre, di questo si tratta, una riforma a un Parlamento delegittimato nel Paese, ma ancora troppo ancorato ai benefici di cui gode.

Signor Rossi