Oggi il quotidiano Ta Nea riporta la notizia che il sito archeologico di Akrotiri a Santorini riapre dopo sette anni: http://www.tanea.gr/politismos/article/?aid=4710518. La notizia è paragonabile a ciò che sarebbe per l’Italia la riapertura di Pompei dopo un lungo periodo di chiusura al pubblica: il sito conserva infatti una città della fine del cosiddetto periodo medio-cicladico (all’incirca 1600 a.C.), parzialmente distrutta da due terremoti, e poi, come Pompei, ricoperta da un’eruzione del vulcano che di fatto era l’isola di Santorini. Vi si trovano intere ville e affreschi di grandissima importanza. Il sito aveva chiuso perché una precedente ristrutturazione ad opera di istituzioni internazionali, annunciata con grande enfasi, aveva usato strutture di copertura del sito particolarmente elaborate (con giardini pensili!) che erano poi crollate per problemi di statica.
Il sito di Akrotiri a Santorini:
La Grecia soffre finanziariamente, si sa, e i finanziamenti alla cultura soffrono di riflesso ancora di più. La notizia è dunque importante perché viene data a ridosso della stagione turistica, e in una difficile situazione per i finanziamenti statali dedicati alla manutenzione e valorizzazione del patrimonio culturale della nazione. In particolare, la situazione degli scavi archeologici, di cui la Grecia (come l’Italia) è costellata, è particolarmente difficile: tagli al personale fanno sì che i siti archeologici riducano gli orari o i periodi di apertura, o addirittura chiudano del tutto. Si è letto spesso negli ultimi mesi di numerosissimi furti in diversi importanti siti archeologici, non ultimo quello di Olympia, e che questi sono dovuti ai tagli al personale di sicurezza. Ora, si è arrivati persino a leggere opinioni di illustri archeologi che sostenevano, vista l’impossibilità di proteggere adeguatamente il patrimonio archeologico, che sarebbe meglio sotterrare di nuovo siti appena aperti. Così ha recentemente proposto, ad esempio, il professor Michalis Tiverios (Università di Salonicco): http://culturalpropertylaw.net/2012/03/14/greek-archaeologists-rebury-archaeological-remains-to-protect-them/
Ma la storia è un pochino più complessa. Il problema degli scavi archeologici in Grecia non è solo relativo alla scarsità di finanziamenti, che pur esiste da prima che il Paese entrasse in recessione. Qualche tempo fa il governo, dietro richiesta della Troika di ridurre il numero degli impiegati statali, ha tirato fuori dal cappello l’efedrìa, cioè una forma di prepensionamento per cui gli impiegati, ad esempio delle sovrintendenze, vedono ridotto il loro stipendio di più di un terzo. Essi vengono sospesi dal servizio, pur restando a disposizione per collaborazioni a chiamata (come in forme di servizio militare permanente).
Qual è stato l’effetto di questa normativa? Tutti gli impiegati statali che avrebbero preso una pensione maggiore del loro reddito ridotto, hanno ovviamente preferito lasciare. Le sovrintendenze (in greco, eforìe), sono quindi rimaste decapitate, prive di personale, ai gradi più bassi come ai gradi più alti. Coloro cui il prepensionamento più conveniva erano infatti gli impiegati di grado più alto, dai direttori ai sovrintendenti.
Ci sono diversi modi di leggere questi fatti. Tra gli altri, ci si può chiedere se non si tratti di un esempio di incapacità del legislatore (nazionale) di agire conoscendo i processi su cui opera. Troppo rumore per un settore che ora, con la tempesta della crisi, non è priorità della nazione? Non proprio, visto che il valore del patrimonio archeologico della Grecia è enorme, e che il suo rapporto con il turismo, l’altra fonte di entrate per la Grecia, è cruciale.
Un’ultima considerazione. C’è un problema di timing sociale dei tagli richiesti dall’Europa. Questi sono stati imposti tutti in una volta, su un’economia già in serissima difficoltà. Questo non solo rende più difficile immaginare un modello di crescita per la Grecia, ma ha imposto anche di non riflettere troppo su come si tagliava la spesa. La classe politica, certo non particolarmente lungimirante, si è trovata a dover di colpo cambiare il atteggiamento e a dover fare cassa dove poteva, senza pensare a come lo stava facendo. Se la correzione alla spesa pubblica fosse avvenuta gradualmente (da quant’è che si conosceva la situazione della Grecia?), si sarebbe forse potuto ragionare di più sugli effetti degli aggiustamenti dei conti. E magari anche sognare le spending reviews che vorremmo. Evviva, dunque, la riapertura del sito di Akrotiri, sul resto restano tante ombre.
Uno degli affreschi restaurati di Akrotiri:
(Ringrazio il personale e gli studenti della Scuola Archeologica Italiana di Atene per preziose informazioni)