E’ notizia di queste ore che Rosi Mauro non disdegnerebbe di entrare nel Movimento 5 Stelle. “Tutto può succedere”, così la “nera” ha commentato circa un suo potenziale ingresso nel movimento di Grillo. E in effetti ha ragione, tutto può succedere.
La base militante leghista è delusa, ed è invetabilmente finita sul mercato elettorale, e a quanto pare non sono gli unici “elettori in cerca d’autore”.
Grillo, dal canto suo, ha compreso perfettamente il vuoto politico creatosi in seguito alla crisi della Lega e non esita a parlare bene dei leader che per anni hanno scaldato il cuore dei “padani”:
Il M5S è dunque una sorta di ricettacolo attivo, capace di raccogliere le diverse tipologie di voto oggi in crisi di appartenenza. Dal voto di protesta a quello di opinione, dal voto carismatico a quello territoriale. Una sorta di Melting Pot che ingloba, come dice Tiziano Toniutti dal suo blog, “l’operaio che vede come negli ultimi 20 anni nulla sia stato fatto per il lavoro” ma anche “il figlio della prima generazione digitale che inizia a dubitare della rappresentanza politica come strumento civile”.
Francamente, (e in passato qualcuno lo ha già detto) per me che sto cercando di comprendere il fenomeno Grillo – e il venticello di opinione che lo accompagna – ricorda sempre di più un vecchio film, quindi già visto, di Sidney Lumet, Quinto Potere:
Beh, chi ha visto il film ricorda come andò a finire. Con ciò non auguro a Grillo di fare la stessa fine del protagonista. Per carità. Ma il format televisivo che Lumet cercava di spiegare c’è tutto, ma questa volta in salsa digitale e virale.
Spero solo che fare leva sul fatto che il popolo, i cittadini siano “incazzati neri e tutto questo non l’accetteranno più” non ci porti nell’incubo di Lumet, fatto di strepiti senza programma, di propaganda svuotata di contenuto, di share senza una reale partecipazione democratica e politica.
Per ora mi limito a dire: Fine Primo Tempo.