Va in pensione intorno ai sessant’anni, il prof G. Lascia i suoi studenti del liceo e l’insegnamento del francese. E’ il 1983. Per sua fortuna, il governo Monti era soltanto nella mente di Dio. Super Mario non esisteva, il Magnifico Rettore probabilmente era un “assistente”. Quindi si poteva dire addio al lavoro in un’età ancora ragionevole per potersi dedicare ad altro, quanto meno agli hobby. Gli accreditano l’importo della “liquidazione”, ma il prof G. non è d’accordo sulle trattenute applicate alla buonuscita. Moglie casalinga e cinque figli, G. fa i capitomboli per portare avanti la famiglia monoreddito. Chiede il rimborso delle ritenute secondo lui (e secondo la giurisprudenza) eccessive. Pochi milioni di lire, oggi migliaia di euro, indispensabili per far quadrare il bilancio familiare. Ma l’Agenzia delle entrate, che all’epoca si chiamava Intendenza di finanza, quel rimborso glielo nega.
L’ormai ex docente di lingua straniera presenta ricorso, nasce l’inevitabile contenzioso. Il prof vince in commissione tributaria di primo grado. L’Intendenza non condivide la decisione e quindi propone appello. Ma lo perde. In secondo grado ancora una volta si dà ragione al prof. E si passa la palla alla “Commissione tributaria centrale”, che non esiste più se non per i “vecchi ricorsi”. Come, per l’appunto, quello in questione. Passano gli anni. Nel gennaio 2012 c’è l’udienza nella moribonda Commissione centrale, per questa obsoleta Irpef 1985. L’Agenzia non si presenta. Non si degna di delegare un suo rappresentante alla discussione. Snobba il caso, chissà.
Nel marzo 2012 i magistrati tributari della “Centrale” depositano la sentenza. La terza sentenza. Che per la terza volta è favorevole al contribuente. Riuscirà il nostro eroico prof G. ad ottenere l’agognato rimborso? Lo si saprà tra un anno e quarantasei giorni, il tempo che l’Intendenza, mutata geneticamente in Agenzia delle entrate, ha a disposizione per ricorrere dinanzi alla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha però i suoi tempi. Almeno altri tre o quattro anni per la sentenza definitiva, e ci sarà da incoraggiare il sig. G. per i costi di un avvocato patrocinante in Cassazione. Forza, signor G.! Hai 97 anni, è vero, ma pensa che stai costruendo un gruzzolo per i figli, forse per i nipoti.