Scrive Repubblica.it adesso che il Ministro degli Esteri Giulio Terzi “oggi ha convocato alla Farnesina i principali protagonisti del mondo scientifico italiano all’estero per presentare loro un progetto che, se funzionerà, potrebbe rivelarsi rivoluzionario: una piattaforma web per consentire ai talenti di restare in rete e collaborare alla crescita economica dell’Italia”. Dice il Ministro:
“La conoscenza che gli scienziati italiani producono lontano da qui può avere lo stesso apporto vitale che ebbero le rimesse degli emigranti del secolo scorso, oggi è la conoscenza la vera ricchezza e mettendola in rete si producono innovazione e progettualità. In occasione dell’ultima edizione del Festival della Scienza di Genova lo aveva spiegato bene Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del Mit di Boston e uno dei più noti tra i nostri “cervelli in fuga”: “Il contributo di un lavoratore della conoscenza può svolgersi ovunque e contribuire al benessere di luoghi lontanissimi da quelli in cui si trova. Vista dall’interno la fuga dei cervelli può spaventare. Ma l’Italia, stabilendo relazioni forti, può trarne una grande forza”.
I cervelli sono già connessi sia tramite le reti universitarie che tramite, come tutti noi, email, Facebook o Twitter. I cervelli sono in fuga perchè in Italia non ci sono fondi per la ricerca e perchè troppo spesso nell’università vanno avanti amici e parenti come raccontato bene recentemente da Renzo Bragantini su Linkiesta.
Il Ministro Terzi, a mio avviso, potrebbe usare più utilmente il suo tempo nel cercare di cambiare la diplomazia italiana orientandola di più all’appoggio del business delle nostre imprese all’estero e cercando di risparmiare, anche grazie alla rete, su costi di struttura. Internet e “l’open data” nella pubblica amministrazione possono essere uno strumento straordinario di risparmi ed efficienza, questa la vera sfida.
Iniziamo a lavorare seriamente sulla spending review? Per uscire dalla crisi non abbiamo bisogno di marketing e social network , ma di azioni concrete. Fare non parlare.