GesellschaftL’Italia è fallita. Lettera da un blog del 2015

È il 20 aprile 2015, sono passati quasi tre anni da quando il governo Monti dichiarò, in una storica conferenza stampa, che l'Italia ormai aveva fallito ed il tanto discusso default era arrivato. R...

È il 20 aprile 2015, sono passati quasi tre anni da quando il governo Monti dichiarò, in una storica conferenza stampa, che l’Italia ormai aveva fallito ed il tanto discusso default era arrivato.
Ricordo ancora il momento. Ero in cucina e stavo ascoltando Radio Radicale. Oggi quella radio non esiste più perché vivendo di soldi pubblici, soldi dello Stato ormai fallito, non ha avuto vita lunga. Due mesi e chiuse i microfoni.
All’epoca avevo un blog su Linkiesta. In quel periodo scrivevo molto sull’ascesa del Movimento 5 Stelle. Ricordo che furono loro i primi a proporre il default. I loro argomenti richiamavano le teorie di Krugman e McWilliams. Oggi, a distanza di anni, possiamo dire che nessuno di loro aveva realmente compreso che cosa significasse realmente far fallire uno Stato. Nelle loro teorie c’era speranza. Ma anche molta propaganda. Infatti, dopo il fallimento e la crisi sociale, a loro é andato il potere. Vincendo le elezioni, e dopo che la crisi era arrivata per le strade assumendo toni da guerra civile, si sono finalmente convinti che le loro posizioni sul ricalcare i passi argentini per uscire dal fallimento erano del tutto errate.
Dopo il fallimento la disoccupazione é schizzata al 62%, e coloro che lavoravano hanno avuto un taglio di stipendio di oltre il 70%. All’epoca avevo un lavoro precario, nel giro di qualche mese ho perso anche quello e sono tuttora senza lavoro. Vivo con i miei genitori e i miei fratelli in un monolocale che non paghiamo da ormai un anno. Non ho una ragazza, lei é andata all’estero. L’inflazione é alle stelle e ormai più del 60% delle PMI ha chiuso. Più di due milioni di giovani tra i 20 e i 35 anni sono andati all’estero, e molti altri andranno via nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Insieme a loro anche buona parte del capitale bancario e finanziario ha lasciato il paese.
Gli unici a tenere testa al default sono stati i “ricchi” i quali, annusando il fallimento, hanno esportato tutti i propri soldi in banche estere. Ma anche gran parte dei politici che in quel periodo occupavano gli scranni nazionali non se la passano male. Accerchiati dalla magistratura e dal popolo inferocito, in molti chiesero asilo politico nei diversi paesi del mondo ed ora passeggiano per le strade di Parigi o Kuala Lumpur e risiedono in ville opportunamente comprate durante la loro permanenza al potere.
Ovviamente, anche il sistema politico é andato in collasso. Il vuoto politico creatosi vide l’ascesa di movimenti come quello di Grillo, ma anche il formarsi di gruppi radicali che, a colpi di propaganda del peggior populismo mai sondato, riuscirono ad andare in Parlamento. Il risultato é stato quello di avere nelle massime cariche istituzionali quanto di peggio un sistema in crisi potesse creare.
Oggi, a distanza di quasi tre anni la situazione non é cambiata. Gli stessi economisti che auspicavano un default ci dicono che non usciremo da questa situazione non prima del 2022. Beh, non era difficile capire all’epoca che un default controllato non era un pranzo di gala, e che gestire un fallimento di uno Stato che contava oltre sessanta milioni di persone non era come gestire il fallimento di un negozio a conduzione familiare. Ma in quel periodo la confusione era tanta, e le teorie del default controllato presero piede, ed ora eccoci qui a fare i conti…o meglio a cercare di fare i conti con ciò che resta del sistema Italia.
Non mi soffermo sulle innumerevoli manifestazioni di questi anni, sugli scontri violenti in strada, sull’emergere di gruppi terroristici, no, sarebbe troppo doloroso.
Ora vado, devo chiudere perché il minuto in Rete concessoci a noi disoccupati é finito. La Rete é per ovvie ragioni proprietà dello Stato in quanto nessuna grande azienda di telecomunicazione ha più interesse ad investire in Italia. Mentre si sognava una Rete libera per tutti oggi ci ritroviamo con un razionamento dei collegamenti per evitare elevati consumi energetici.
Ecco, mi chiamano, devo andare…la fila per i moduli per emigrare é piuttosto lunga. Se tutto va bene dovrei riuscire ad abbandonare il paese entro la fine dell’anno. Sono circa due anni che ci provo ma non sono riuscito ad accumulare il denaro necessario per andare. Forse questa volta…