Invito chi non l’avesse ancora fatto a leggere il sondaggio elettorale del Sole 24 Ore di sabato scorso ed il commento di Roberto D’Alimonte “Oltre 6 elettori su 10 non sanno per chi votare”.
A me molto più che il mini plebiscito per il movimento di Beppe Grillo (accreditato sopra il 5%) ha stupito come il punto che in questo momento è considerato dagli italiani come il più importante – con quasi oltre il 28% dei consensi – è la riduzione delle tasse grazie al taglio della spesa pubblica, seguita con il 27% dalla lotta all’evasione fiscale e dal 15% dalla riforma della giustizia per renderla più veloce e più certa.
Un programma ne di destra ne di sinistra semplicemente per la crescita, che a dire il vero già si intuiva osservando le reazioni sulla rete e nei blog in questi mesi al tema della necessità della spending review. Una cosa che mi aveva molto colpito.
Se si mette insieme ai numeri di sopra il fatto che un elettore su tre – sempre secondo il Sole 24 Ore – non andrebbe a votare e si asterebbe, cosi come sempre un elettore su tre non saprebbe per chi votare nel senso che sarebbe “disponibile” a cambiare voto si capisce come oggi la domanda politica non sia non in equlibrio con l’offerta.
Un partito pro mercato, pro crescita, contro la spesa parassitaria e le tasse sembra essere un opzione molto più forte del risultato – non banale ma marginale – che potrebbe avere alle prossime elezioni amministrative il grillismo politico, su cui tra l’altro segnalo l’interessante e-book di Paolo Stefanini.
Se nei sondaggi il 30% degli italiani è per tagliare spesa e tasse insieme alla lotta all’evasione il Paese vuole riforme, non urla e ricette contro la crescita “alla Beppe Grillo”.