Secondo calcoli fatti alla buona, i coniugi Monti hanno un patrimonio di circa 19 milioni di euro, di cui solo un terzo investito in immobili. A parte il livello di ricchezza, ne consegue un impatto relativamente basso dell’IMU.
Parto però da una sacrosanta premessa: l’iniziativa del governo Monti di rendere disponibili al pubblico informazioni sui propri redditi e patrimoni è più che lodevole, perché aumenta in maniera decisa la trasparenza. Le informazioni chiedono però di essere utilizzate, cosa che faccio qui, focalizzandomi sul patrimonio del presidente del consiglio e di sua moglie.
Mi interessa calcolare l’ammontare totale del patrimonio della famiglia Monti, e la sua composizione tra attività finanziarie ed immobiliari. Naturalmente non è possibile avere informazioni sulla parte investita in mobili e gioielli, ma dovrebbe trattarsi di una componente meno rilevante.
Grazie ai file pdf presenti sul sito del governo, è facile calcolare l’ammontare degli investimenti finanziari in capo ai coniugi Monti: all’incirca 13 milioni di euro (per l’esattezza: 12.828.000 euro).
Come al solito è più difficile calcolare la parte immobiliare. Questo mio intervento è un work in progress, quindi spero che qualcuno maggiormente esperto in cose immobiliari di me corregga eventualmente i miei calcoli. Calcoli presto fatti: la famiglia Monti possiede immobili a Bruxelles, Milano e Varese. Dalle dichiarazione dei redditi presenti sul sito si desumono redditi immobiliari per 104.000 euro per Mario Monti e 19.000 euro circa per sua moglie Elsa Antonioli.
Ipotizzando un rendimento del 3%, si arriva ad un valore di circa 4.100.000 euro. In maniera prudenziale aggiungo 2 milioni di euro per le case di residenza, cioè non affittate, giungendo dunque ad un valore totale di 6.100.000 euro.
Il patrimoniale totale è dunque di 18.928.000 euro, ovvero circa 19 milioni di euro. Di questo, il 67% circa è investito in attività finanziarie, cioè due terzi, mentre solo un terzo è investito in immobili. Non mi risultano stime sulla composizione dei patrimoni degli italiani per i diversi livelli di ricchezza (mentre ce ne sono per gli USA, in particolare ad opera di Edward Wolff, si veda il link qui). La vulgata è che gli europei, ma soprattutto gli italiani, hanno una forte propensione ad investire nel mattone, rispetto ai cittadini statunitensi. Monti ha un approccio agli investimenti che appare invece molto diverso, più all’americana.
Una delle teorie più accreditate per descrivere il comportamento dei politici è quella dei cosiddetti “cittadini-candidati”, ad opera di Besley, Coate, Osborne e Slivinski (per trasparenza dichiaro il mio conflitto di interessi: Besley era mio professore a Londra).
L’idea sottostante è che i politici come candidati alle elezioni non possono in alcun modo vincolarsi ad attuare politiche diverse da quelle che preferirebbero come privati cittadini. Ebbene, il ricco cittadino Monti è relativamente poco colpito dalla manovra SalvaItalia ed in particolare dalla patrimoniale ordinaria che si chiama IMU, in quanto solo un terzo dei suoi investimenti è in attività immobiliari.
@ricpuglisi