Diario grecoPOLITICA GRECA – Koinonikòs Syndesmòs

Ieri, 5 aprile 20121, Hotel Royal Olympic, quattro stelle in pieno centro. A due passi da qui, cioè a piazza Syntagma, si sta ancora raccogliendo gente per manifestare contro il governo dopo il sui...

Ieri, 5 aprile 20121, Hotel Royal Olympic, quattro stelle in pieno centro. A due passi da qui, cioè a piazza Syntagma, si sta ancora raccogliendo gente per manifestare contro il governo dopo il suicidio di fronte al parlamento dell’altro ieri. Il parlamento è transennato, poliziotti schierati vicino alle solite guardie nazionali. Io ho deciso di venire invece all’hotel perché qui si tiene un dibattito pubblico dell’associazione sovrapartitica Kinonikòs Syndesmòs, lega sociale. Kinonikòs Syndesmòs (http://www.koinonikossyndesmos.org) è uno dei vari tentativi di superare le -ora pesantemente delegittimate- formazioni partitiche esistenti, creando nuove coalizioni o in vista delle prossime elezioni politiche. Il titolo del meeting è “la politica comincia dai cittadini”, e promette soluzioni alla crisi. In platea c’è gente varia, tutti più o meno benvestita. Poi qualche ragazzo, (pochi) giornalisti, ma soprattutto persone sopra i 45 anni. Io entro, mi siedo accanto ad un signore sulla settantina, ha una faccia simpatica.

C’è ospite il ministro della salute, Andreas Loverdos, del PASOK, che –viene annunciato– arriva a piedi dal parlamento. Come tanti politici greci (vedi ad esempio Evàngelos Venizelos, il capo dello stesso PASOK), Loverdos ha studiato all’Università di Thessalonikì. Il suo intervento non è molto emozionante, difende semplicemente il governo Papadimos, se la prende contro la demagogia antipolitica che regna nel dibattito pubblico. Il tutto si può riassumere nella sua frase: “Non c’è altra via, se non quella che abbiamo preso. E non ci sono altri uomini se non quelli che hanno deciso di prenderla.” Termina il suo discorso, lasciando freddino il pubblico.

Poi parla Thòdoros Margarìtis, politico di sinistra che dice cose generiche sulla la crisi del capitalismo, cita Cohn-Bendit, Slobodan, ed altri riferimenti prototipici. Applausi.

Poi è il turno di Giorgos Floridis, eletto parlamentare prima con il governo di centrosinistra Simitis poi di nuovo con Papandreu. Ha ricoperto alte funzioni (tra l’altro una delega allo sport e ai giochi olimpici del 2004) come parlamentare del PASOK fino a far parlare di sé quando lascia improvvisamente il parlamento il 15 giugno 2011, abbandonando l’allora primo ministro Papandreu allo scoppio della crisi del debito. Floridis disse allora che i partiti avevano fallito, e cercò con le dimissioni di darsi una nuova linea politica. E’ stato tra l’altro visto partecipare a diversi gruppi che cercano appunto di costruire nuove alleanze politiche. Mentre parla, l’impressione è che conceda qualcosa alla demagogia “il problema greco era e rimane politico. La Grecia ha bisogno di una terza fondazione politica, e questa non può darsi se non dal basso.” Per ora, si prende i maggiori applausi.

Tra un intervento e l’altro scambiamo alcune battute io e il mio vicino settantenne. Si chiama Alexandros G. e con mia sorpresa scopro che ha un dottorato in linguistica all’università di Lancaster. Mi sta sempre più simpatico. Dopo il dottorato ha insegnato all’Università di Salonicco, fino a dieci anni fa, quando è andato in pensione. Non faccio in tempo a capire cosa pensa del dibattito, né se sia venuto per qualche motivo particolare. A un certo punto mi dice: “un buon politico è come un guidatore!”, deve cioè sapere come guidare una macchina e dove portare i passeggeri. Intende anche che diversamente da come molti pensano, un politico non deve essere uno scienziato, ma appunto un buon conducente. Lo inquadro insomma come un intellettuale deluso; mi dà un suo contatto, ci ripromettiamo di fare due chiacchiere dopo la Pasqua (ortodossa).

Comincia il question time. Alexandros diventa irrequieto, chiede un microfono. Non riesce a parlare, c’è poco spazio per domande dal pubblico (!?!). Ad un certo punto fa un commento Loverdos e Alexandros sbotta ad alta voce (in inglese): “parole, parole, parole…”

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