Veleni d’ItaliaTaranto chiama, la politica risponde (a parole)

L’inquinamento dell’Ilva a Taranto pesa «tre volte di più dei residenti. Circa 250 kg di inquinanti per ogni cittadino». Visto che a fare notizia sono sempre più spesso i numeri, eccoli, un po’ di ...

L’inquinamento dell’Ilva a Taranto pesa «tre volte di più dei residenti. Circa 250 kg di inquinanti per ogni cittadino». Visto che a fare notizia sono sempre più spesso i numeri, eccoli, un po’ di numeri, citati da Alessandro Marescotti di Peacelink alla Camera, durante una conferenza stampa. E i numeri, sono quelli della procura di Taranto: «Due decessi al mese per inquinamento».

Non solo denuncia, ma anche soluzione: ecco gli ambientalisti del perchè, che mi piacciono sempre di più: per l’Ilva a Taranto, le associazioni hanno in mente una loro proposta su un “processo di svelenimento” incentrato su “un Piano straordinario per il futuro di Taranto”, cosi’ come scritto al premier Mario Monti affinchè prenda in considerazione il “destino dei tarantini”.
Subito serve la “messa in sicurezza di emergenza della falda“. Poi un processo di “disinquinamento e bonifica” messo in pratica dagli stessi operai. In questo modo – osservano le associazioni – si potranno tenere insieme le diverse esigenze: combattere l’inquinamento, la salute dei cittadini e l’occupazione. Infine, le associazioni ricordano la riapertura dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per l’Ilva disposta dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini dopo il via libera concesso dal precedente ministro anche grazie all’assenza di prescrizioni del sindaco della citta’. Riferendosi ad una lettera, indirizzata all’attuale titolare dell’Ambiente, fanno presente che loro chiedevano non il “riesame” ma il “ritiro” dell’Aia.

E come ha risposto la politica? Con l’ennesimo tavolo tecnico o simil tecnico, in cui si rinvia a un ulteriore e successivo tavolo. Parole, insomma.

«Gli operai sono prima di tutto padri e madri di famiglia ed è inammissibile che quando tornano a casa abbiano a che fare con problemi di tumori, magari dei figli». Sono le parole di Angelo Bonelli, al un sit in davanti Montecitorio, un sit che ha visto insieme Verdi e operai, mentre a Montecitorio era in corso il tavolo del governo sull’emergenza ambientale della città, tavolo coordinato dal ministro dell’ambiente Clini e al quale hanno partecipato gli enti locali pugliesi.

Angelo Bonelli è candidato sindaco a Taranto. È decisamente una buona notizia. Ho conosciuto Bonelli 11 anni fa. Eravamo i soli, io e lui, ad attendere in un oscurato corridoio del tribunale di Roma la sentenza per un processo, durato anni, contro gli anziani titolari di una fabbrica, la Siapa, che in provincia di Roma aveva usato pesticidi a go-go, spruzzandoli anche mentre c’erano gli operai che respirandoli, si erano ammalati. E spesso erano poi deceduti.

Poi ci siamo sentiti molto spesso in questi anni, ognuno di noi ha seguito la sua strada, ma per me lui sarà sempre quel testardo ambientalista che avrebbe atteso anche tutta la notte pur di non mollare quella storia di ingiustizia, per poter poi guardare avanti.

Oggi era all’incontro con il governo, un incontro che ha inaugurato nuove sinergie, secondo il comunicato diffuso da Palazzo chigi, ma che lui ha bocciato senza mezze parole: «Abbiamo assistito a una riunione sconcertante e incredibile. Un vero e proprio teatrino della politica degno delle scatole cinesi: un tavolo che convoca un altro tavolo senza decidere nulla per una città dove, secondo la Procura della Repubblica, l’inquinamento provoca malattia e morte. L’unica cosa che si doveva decidere oggi per i cittadini di Taranto che hanno un’aspettativa di vita inferiore rispetto al resto d’Italia è di avviare le bonifiche: cosa che non è stata fatta».

Stefania

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