La Nota Politica dei Ventenni“Vada al Senato, dove c’è la vedova di un presidente che usa tutti i suoi uffici…”

C'è un film pirata che non vedremo mai uscire nelle sale. E ci sono indicrezioni che diventano voci, che non saranno mai confermate. Forse.Quando, però, si parla di Casta, privilegi e guarentigie d...

C’è un film pirata che non vedremo mai uscire nelle sale. E ci sono indicrezioni che diventano voci, che non saranno mai confermate. Forse.

Quando, però, si parla di Casta, privilegi e guarentigie di onorevoli e senatori, anche le sole voci, le parole dette e non dette, le mezze frasi hanno la portata dirompente di una notizia.

Lunedì pomeriggio, subito dopo pranzo, un assiduo frequetantore, di cui non farò il nome, si trovava nella biblioteca del Senato, al 38 di Piazza della Minerva, a Roma.

Aveva deciso di cercare concentrazione nei Sacri Palazzi del Potere romano, aperti al pubblico e a ogni visitatore non troppo molesto.
Dopo poco – troppo poco per aver concluso qualcosa – mi racconta di esser stato distratto dal vociare accesso e turbato di alcuni dipendenti e commessi, i cui strepiti si sentivano fin dal corridoio. Uno di questi entra in sala e richiama l’attenzione di un collega. Facendo di tutto per evitare di essere notato, tutti lo guardano.
E di rimando, quello la cui attenzione stava richiamando.

Cogliere un bisbiglio, detto per giunta all’orecchio, era impossibile. Ma riuscì, da quanto mi riporta, a captare quanto servisse per collegare. Sentì, infatti, le parole “Barbato” e “Il Giornale”.

Ci risiamo. Staranno parlando sicuramente di Franco Barbato, detto – ma lo scoprirò più tardi – “il Pirata”, l’onorevole dell’Italia dei Valori, già alle cronache per le sue incursioni “non autorizzate” e con tanto di telecamera nascosta nei meandri dei privilegi dei colleghi.
Ne avrà combinata sicuramente una delle sue, crociato, com’è o come sembra, della lotta alla Casta.

E andando sul sito de “Il giornale” tutto torna chiaro. Il titolo dell’articolo che riporta le “avventure del Pirata” – una riedizione Web 2.0 dei racconti di Salgari – è indicativo: “Grand Hotel Montecitorio”. Suscita ed evoca lussi e appannaggi che a noi non spettano. Forse fin troppo.
Il contenuto del pezzo, come il filmato girato dall’insolito videomaker con i basettoni, sono di dominio pubblico. E quest’ultimo, impazza già su you tube. Magari presto verrà recensito.

Che siano i cittadini a commentare il tour dell’onorevole tra le stanze riservate agli ex presidenti della Camera, alcune delle quali – come riporta la segretaria di un ex presidente di Montecitorio – con tanto di terrazza con piante tropicali, usata d’estate per festicciole intime con i colleghi di partito. Stanze, tante stanze occupate da staff, personale, segretarie di chi quella carica – di primo inquilino della Camera dei deputati, l’ha persa da tempo.
«Ma non si potrebbe usare tutto ’sto spazio per fare gli uffici dei deputati normali?» chiede l’onorevole-brigante, ricordando un particolare non trascurabile. «Ora invece noi stiamo in palazzi che la Camera affitta, a peso d’oro, da una società dell’immobiliarista romano Scarpellini.

C’è, però, una frase di una segretaria, ripresa e intervistata da Barbato, degna di essere riportata: «E vada pure al Senato, dove c’è la moglie di un ex presidente del Senato, defunto, che ha ereditato i suoi uffici».
Allora è vero che non c’è mai fine allo sbigottimento! Una vedova di un ex presidente del Senato, ormai – mi pare ovvio – defunto che occupa gli uffici e usufruisce della dotazione istituzionale del fu marito. Al Senato. Se questa indiscrezione fosse confermata e se diventasse qualcosa di più che una voce sussurrata all’orecchio, non solo aprirebbe al diritto successorio parlamentare, ma sarebbe l’ennesima sconfitta di credibilità della politica italiana. E, per noi cittadini, l’ennesimo colpo allo stomaco.

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