Papale papaleWojtyla santo prima o poi

Formalmente è solo questione di un miracolo, e non sarebbe certo difficile scovare una guarigione inspiegabilmente attribuibile all’intercessione del beato Karol Wojtyla. Ma più passa il tempo e pi...

Formalmente è solo questione di un miracolo, e non sarebbe certo difficile scovare una guarigione inspiegabilmente attribuibile all’intercessione del beato Karol Wojtyla. Ma più passa il tempo e più fioccano i dubbi sull’opportunità di far compiere a Giovanni Paolo II l’ultimo passo verso l’onore degli altari.

Tra meno di un mese, il prossimo primo maggio, cade il primo anniversario della maestosa beatificazione celebrata a piazza San Pietro con una milionata di pellegrini da tutto il mondo. L’evento è recente e non sarà difficile, di conseguenza, argomentare che non c’è fretta e non c’è problema. E, in effetti, ogni canonizzazione è un caso a parte, non esistono calendari prestabiliti. Per il papa polacco, però, è diverso. Già al suo funerale spuntarono, in piazza San Pietro, cartelloni che chiedevano “Wojtyla santo subito”. Fu forte il sospetto che quella manifestazione non nacque dallo spontaneo fervore dei fedeli, ma fu orchestrata da astuti cardinali che, canonizzando velocemente Giovanni Paolo II, volevano consegnare alla legenda anche il suo pontificato. Saltando la storiografia per approdare immediatamente all’agiografia. E rendendo così più solida l’immagine trionfante che Wojtyla era riuscito a dare alla Chiesa cattolica. Benedetto XVI ha in effetti disposto che fossero saltati i cinque anni canonici che solitamente trascorrono dalla morte all’apertura del processo di beatificazione, ed ha poi beatificato il suo “venerato predecessore”, appunto, il primo maggio scorso.

Ora, però, il passo successivo non è scontato. Nelle ultime settimane, tre fatti di cronaca hanno addensato nuove nuvole sul pontificato di Wojtyla. Nessun dubbio sulla grandezza del personaggio, sul suo ruolo storico e sul suo afflato mistico, ma al vaglio della storia l’era di Giovanni Paolo II appare – anche ad alcuni in Vaticano – densa non solo di luci, ma anche di ombre. Primo, la pubblicazione di un nuovo libro-accusa critica, documenti alla mano, il modo in cui il Vaticano, e in particolare l’entourage del papa polacco, insabbiarono nei decenni passati le accuse nei confronti del fondatore dei Legionari di Cristo, il sacerdote messicano Marcial Maciel, pedofilo, tossicomane, padre di figli illegittimi abusati anch’essi. Secondo, le difficoltà che deve affrontare lo Ior per conformarsi, tra accelerazioni e frenate, agli standard internazionali per l’antiriciclaggio, mostrano, in controluce, quanto opaca fosse nell’era Wojtyla, anche dopo il pensionamento di mons. Paul Marcinkus, la gestione dei conti correnti presso l’istituto che ha sede nel torrione di Niccolò V. Ora torna agli onori delle cronache la torbida storia della sparizione di Emanuela Orlandi. E, di nuovo, viene chiamato in causa il governo di Karol Wojtyla. Che, beato lo scorso primo maggio, sarà forse santo, prima o poi.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club