WildItaly.netBarriere che scompaiono

Ci ricordiamo della mafia soltanto in due momenti: quando ci interessa da vicino e quando, in ossequio ad una sudditanza mediatica, ipocritamente esprimiamo soliderietà alle vittime di chi la mafia...

Ci ricordiamo della mafia soltanto in due momenti: quando ci interessa da vicino e quando, in ossequio ad una sudditanza mediatica, ipocritamente esprimiamo soliderietà alle vittime di chi la mafia la conosciuta fin troppo da vicino, con chi ci ha dovuto fare i conti.

I movimenti dei mafiosi al nord convergono spesso nella ricca regione della Lombardia, che attira appalti freschi, capitali e riciclaggio ma non è soltanto in quella operosa terra che i mafiosi si spartiscono potere e soldi. E’ infatti sufficiente leggere le 2500 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione ”Minotauro” dello scorso giugno, per scoprire che il Piemonte, terra dai dolci e fruttati sapori dei suoi vini, vive ormai da anni nella tenaglia malavitosa, stretta soprattutto dalla ‘ndrangheta.

Torino ha scoperto i risvolti di un’operazione condotta dalle forze dell’ordine che ha sconquassato vertici e dirigenti di palazzo ed aperto le porte ad una maxi retata che ha portato all’ arresto figure di alto profilo criminale. Infatti tra quei 150 arrestati (100 indagati) compare Salvatore Demasi (nella foto, a sinistra), definito dai magistrati ”recidivo reiterato ex art 99 c.p., ‘capo locale’, affiliato alla ‘ndrangheta quantomeno dall’anno 1994 con la dote di padrino” e ” legato agli esponenti delle famiglie Romeo, Pelle e Vottari di San Luca, coniugato con Romeo Antonia, figlia di Romeo Sebastiano alias ‘staccu’, ritenuto sino alla sua morte il capobastone della cosca Romeo” e, come si evince dalle intercettazioni, intratteneva rapporti con Mimmo Lucà, deputato Pd, originario di Gioiosa Jonica, che si prodiga per ottenere voti a favore della candidatura di Piero Fassino per le primarie in vista delle comunali; tuttavia i magistrati ritengono estraneo il neo sindaco alla vicenda.

Ma la trasversalità nei rapporti politici è la vera caratteristica e punto di forza della ‘ndrangheta che si muove sul fronte centro – destra ricercando personaggi ”d’attracco” nella regione: è finito in manette l’ex sindaco di Leinì, Ivano Coral con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e suocero dell’assessore regionale alla Sanità della giunta Cota, Caterina Ferrero, che è finita in manette cinque giorni fa per l’accusa di turbativa d’asta. Tra l’altro i magistrati hanno tracciato la figura tutt’altro che edulcorata di Coral definendolo ”un soggetto ben collocato inin un ambiente di reciproco scambio con ambienti ‘ndranghetisti” e ”biglietto da visita della ‘ndrangheta a Torino”.

Un’onda, uno tsunami devastante ha quindi percosso la politica piemontese, ferendola e facendola stramazzare al suolo, il che non poco inquietò l’ex sindaco Chiamparino, il quale ha altresì invitato a non esprimere ”giudizi sommari”ed ha convenuto che ”le zone grigie attorno alla politica sono il presupposto per la violazione della legalità. Spetta ai partiti registrare la situazione di pericolo presente sul nostro territorio e alzare la soglia della legalità.

La ricerca del consenso non può essere perseguita senza un discernimento attento della qualità del medesimo”, un giudizio incontrovertibile e veritiero pronunciato però per difendere a spada tratta il suo amico Lucà dalle accuse che gli vengono rivolte.

Una presa di posizione netta,che tende a distorcere e mistificare la realtà, in consonanza con ciò che il Piemonte è: un territorio in cui sono radicati gli affari, gli appalti truccati dell’organizzazione criminale. I cittadini avrebbero bisogno di sentirsi dire altre cose, le verità chiuse in un cassetto che giorno dopo giorno sollecitano all’innalzamento di un muro di omertà che rende complici uomini e donne piantandosi nella cultura di una popolazione, che tende a favorirne l’inserimento rapido per via delle richieste di piccoli favori e soluzione di problemi.

La ‘ndrangheta è una ormai in continuo progresso ed avanza senza sosta: già molti sono i ”pali” delle più importanti famiglie calabresi che controllano molte regioni del nord fungendo da satelliti che eseguono ciò che i ”capi bastone” ordinano da Reggio Calabria, Catanzaro e dalle alture dell’Aspromonte. In Piemonte abbiamo infatti i Pesce-Bellocco, Morabito, Bruzzaniti, Ursini, Mazzaferro, Morando, Trimboli; nella Lombardia della Lega e che vede in Milano la capitale finanziaria d’Italia i Morabito, Palamara, Bruzzaniti, Mancuso, Iamonte, Facchineri e i Bellocco. In Liguria dove abbiamo anche qui due comuni sciolti per mafia, il primo è quello di Ventimiglia e il secondo è quello di Bordighera preso d’assalto dai Mammoliti, Romeo e Nucera. Da questa lista nera non è esentata l’Emilia-Romagna nella quali si sono inediati i Dragone e i Nicolino Grande Ararcri.

VINCENZO GALLUCCIO

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