E’ comprensibile l’ira del Vaticano per l’ennesima, poderosa pubblicazione di documenti riservati della Santa Sede, ma, va detto, il nuovo libro di Gianluigi Nuzzi, Sua Santità, è un bel libro. L’ho scritto e lo ripeto, Nuzzi, così come Marco Lillo del Fatto quotidiano, sono bravi giornalisti che, venuti in possesso di carte interessanti (con diverse cose note e vari inediti come gli appunti di Ratzinger dopo le critiche di Angela Merkel sull’affaire lefebvriano o le proteste di Giorgio Napolitano per le critiche dell’Osservatore romano a Gianfranco Fini sull’atteggiamento della Chiesa nei confronti delle leggi razziali), le hanno pubblicate. Complimenti!
Ora, però, non è inopportuno fare alcune osservazioni. Primo, magari mi sbaglio, ma la storia della fonte “Maria”, citata nella prefazione di Sua Santità, “uno dei più fidati collaboratori di cardinali importanti”, che decide di recapitare al cronista memo classificati e lettere sub secreto per rompere “la menzogna, il silenzio, la scarsa informazione che copre vicende, affari e segreti nella quotidianità d’Oltretevere” e proseguire, così, l’opera di riforma avviata da Benedetto XVI, mi lascia perplesso. Tanto più che, al di là delle intenzioni esposte, il quadro complessivo che si materializza proseguendo la lettura di pagina in pagina è una Curia allo sbando, attraversata da veleni e lotte di potere, fuori controllo. Insomma, priva di una guida che governi. Retta, cioè, non solo da un segretario di Stato pasticcione, ma anche da un Pontefice inetto. “Scacco a Benedetto XVI” è, del resto, il titolo di uno dei capitoli. Ci si può domandare, insomma, chi abbia fatto filtrare questi documenti fuori dalle mura Leonine, e se lo abbia fatto da solo o tramite un qualche intermediario: il fatto stesso che diversi documenti che appaiono nel libro di Nuzzi siano gli stessi che ha rivelato Lillo avvalora, a mio avviso, la seconda ipotesi.
Sebbene il gioco sia fin troppo facile, allora, ci si può domandare anche cui prodest, a chi giova, che questa carte finiscano sui giornali e il Papa, sempre più anziano e affaticato, faccia questa figura. Perché anche se a passare le carte è stata una sola persona, sono in molti – che pure non si spingerebbero tanto in là – a gioire. Il tandem Ratzinger-Bertone si è fatto più di un nemico in questi anni, dalla vecchia guardia wojtyliana spodestata (che oggi può rivendicare “si stava meglio quando si stava peggio”), alla rete dei nunzi apostolici delusi dallo scarso polso diplomatico dell’attuale Pontificato, dai ruiniani esautorati, di fatto, dall’arrivo di Bertone in segreteria di Stato, a coloro che si sono scontrati con l’inconcludente cordata vaticana nella partita per la conquista del San Raffaele, dagli intrallazzatori sovrani al tempo del Giubileo del 2000 agli insabbiatori delle accuse al fondatore dei Legionari di Cristo Marcial Maciel, pedofilo, tossicomane e padre di tre figli illegittimi avuti da due donne diverse. Personalità influenti, cordate che, mentre il Pontificato si avvia a conclusione, disegnano strategie e alleanze per conquistare il potere. E per indirizzare il prossimo conclave.