■ Chi è Claudio Martelli?
Nostro primo ospite della serie Intervistato Journalism Festival, direttamente dal festival del giornalismo di Perugia, è stato Claudio Martelli, politico, giornalista e conduttore televisivo italiano. È stato esponente del Partito Socialista Italiano, dei Socialisti Democratici Italiani e del Nuovo PSI.
Abbiamo chiesto a Martelli, che era ministro di Grazia e Giustizia nel periodo della stagione stragistica della Mafia che vide gli attentati a Falcone e Borsellino, la sua opinione riguardo gli esiti dei processi sulle stragi che colpirono i due magistrati. Se per quanto riguarda Falcone non risultano pendenze sul fronte processuale sulla strage di via D’Amelio l’impalcatura del processo è risultata viziata fin dalle sue prime battute tra false dichiarazioni dei pentiti e responsabilità da parte delle istituzioni nelle trattative con i pentiti.
In Italia la tendenza a far emergere aspetti negativi con un certo ritardo è ancora forte, anzi, negli ultimi anni la situazione è andata peggiorando. La prima Repubblica cadde in seguito all’accusa di finanziamento illecito ai partiti, la fine della seconda potrebbe avvenire a causa delle ruberie dai partiti. I casi Lega e Margherita disegnano i partiti come dei taxi su cui si sale senza pagare la corsa ma dai quali si scende prelevando.
Secondo Martelli siamo ben oltre il punto che sancì la fine della prima Repubblica. Il discredito che accompagna oggi la somma dei partiti sarebbe stato inimmaginabile persino nei giorni di Tangentopoli. Il modo in cui poi la repubblica venne riformata, cioè affidando tutto alle procure, grida ancora vendetta ed è tra le cause principali del degrado della seconda.
La cura per uscire da questo momento di crisi dei partiti superando il clima dell’antipolitca viene individuata da Martelli nella separazione dei poteri nell’esperienza politica. Separazione tra il potere esecutivo, il governo, e quello legislativo proprio del parlamento. Come nel caso Monti, dove le figure al governo sono ritenute competenti e slegate da un contesto partitico. Martelli suggerisce di stabilire l’incompatibilità parlamentare, un ruolo comunque di parte, con quella di ministro che invece deve rappresentare con imparzialità tutto il paese.
Un ruolo determinante nell’attuale distacco tra politica e cittadini lo ha avuto l’informazione, complice di aver sostenuto un sistema sbagliato fin nelle fondamenta, celebrando un sistema non trasparente, un gioco truccato dove gli eleggibili sono già decisi in partenza, un gioco truccato come lo ha definito Martelli.
In ultimo si è toccato il problema del conflitto di interessi. Non solo Berlusconi, ma qualsiasi parlamentare riceva contributo dallo stato e contemporaneamente mantenga la propria professione rientra in questo conflitto. L’esperienza politica dovrebbe essere limitata nel tempo, tempo in cui il ruolo professionale e quello istituzionale non dovrebbero essere portati avanti assieme.
Invito tutti a visionare l’intervista, molto ricca di spunti e riflessioni. Buona visione!