Nei giorni che ci separano dal terremoto che il 20 maggio scorso abbiamo sentito girare le teorie più strampalate sulle cause del terremoto. Qualcuno, come Red Ronnie, ha invocato i Maya. Altri si sono limitati a tirar fuori un classico del complottismo: è l’attività di fracking ad aver causato il terremoto. Peccato che la fratturazione idraulica, una tecnica estrattiva usato soprattutto per alcuni tipi di gas, non sia mai stata usata in nessuna parte del territorio italiano.
Qualcun altro ha invocato un altro fenomeno geofisico noto, la subsidenza, e si è domandato se non sia questa la causa del terremoto dell’Emilia-Romagna. Ne sia prova l’atto di sindacato ispettivo (leggasi: interrogazione parlamentare) del senatore Elio Lannuti (IdV), riportata per intero anche sul suo blog. Dopo alcune premesse vaghe, come confondere due terremoti molto diversi come quello del 20 maggio scorso e quello dell’Aquila del 2009, il senatore si domanda e chiede al parlamento italiano se sia “possibile che non ci sia alcun nesso tra il terremoto ed il fenomeno dell’abbassamento del mare, denominato subsidenza”.
Interessante la fonte che viene citata, ovvero la voce “subsidenza” di Wikipedia, nella quale, peraltro, non c’è alcuna occorrenza dei termini “terremoto”, “sisma” o “sismico”. Sul fronte della comunità scientifica internazionale, il fronte è piuttosto compatto e sottolinea che non ci sia legame tra attività sismica e subsidenza. Vero è che laddove i due fenomeni siano presenti contemporaneamente, la subsidenza può in una qualche misura aggravare i danni che un sisma può provocare sul patrimonia edilizio. Ma non è vero che la subisidenza è una possibile causa del terremoto: troppo diversi dal punto di vista geofisico i due fenomeni.
Spostandosi sul fracking, il senatore cita un post di un blog sulla piattaforma blogsfere e intitolato “Clamoroso: il nostro fracking causa terremoti“. Verissimo che tecnici che hanno studiato da vicino l’estrazione di gas dal sottosuolo grazie alla tecnica della fratturazione idraulica (che negli Stati Uniti viene praticata da una ventina d’anni) hanno riscontrato la possibilità che questa attività possa causare sismi locali. Attenzione, si parla di microsismicità. Siamo quindi a livello locale e non sulla scala del terremoto dell’Emilia-Romagna. Quello che non è corretto è inserire un’informazione – corretta – in contensto sbagliato. In tutta l’Emilia-Romagna è in piedi una sola richiesta esplorativa, quindi non fattiva, di una ditta americana per valutare il fracking in una zona, come quella di Loiano, distante diverse decine di chilometri dall’epicentro del terremoto del 20 maggio. In più, val la pena di ribadirlo, l’estrazione dal sottosuolo di combustibili fossili con metodologie che per comodità chiamiamo classiche è cosa ben diversa dal fracking: non ha senso addossare le conseguenze di quest’ultimo sulle prime.
Rimane la legittima domanda del senatore su cosa il governo e il Parlamento intendano fare per fronteggiare il rischio sismico in Italia. Un risposta la posso dare anch’io da quest’umile blog: far rispettare la legge. In Italia, territorio sismico in tutte le sue parti, esiste una mappa di pericolosità sismica. Da questo strumento discendono regolamenti precisi su cosa, come e dove si può costruire. Il problema è che non sempre le leggi relative vengono fatte rispettare. Il terremoto, come fa notare lo stesso senatore nel suo intervento, non uccide quasi mai: sono gli edifici che crollano a prendersi le vite. Che lo Stato intervenga perché le leggi che ci sono vengano fatte rispettare e gli edifici, soprattutto quelli pubblici, siano costruiti a norma.
E poi, non basta fare qualche simulazione di evacuazione a scuola per mettersi a posto la coscienza. Quello che serve è un serio programma di educazione e di acculturamento alla prevenzione, non solo sismica. L’Italia ha bisogno di cittadini preparati e consapevoli. Solo così si potrà cominciare a convivere serenamente con i rischi che caratterizzano il nostro bellissimo Paese. (marco boscolo)