Negli ultimi vent’anni ci sono stati progressi per gli adolescenti nel campo dell’istruzione e della salute pubblica ma, secondo il recente Rapporto UNICEF (2012), le esigenze di molti adolescenti vengono trascurate: più di un milione di loro perde la vita e altre decine di milioni non frequentano la scuola.
Nei Paesi in via di sviluppo è bene sapere che la scuola non è il luogo deputato esclusivamente ad insegnare a leggere scrivere e far di conto ma anche, e soprattutto, l’avamposto in cui gli scolari e le scolare apprendono, grazie all’opera di insegnanti di buona volontà, a curare l’igiene personale, fondamentale per la prevenzione di malattie, ad evitare mine antiuomo, attraverso una serie di esercitazioni quotidiane, a vedersi assicurato almeno un pasto caldo e dell’acqua potabile. Globalmente, circa il 90% dei bambini in età scolare frequenta la scuola primaria: questo successo ha portato ad una crescente domanda di istruzione secondaria in molti Paesi; tuttavia, essa rimane bassa soprattutto in Africa e Asia. Molti alunni della scuola secondaria, per esempio, frequentano ancora la scuola primaria, essendo entrati in ritardo oppure dovendo recuperare qualche anno. Globalmente, l’80% dei bambini frequenta una scuola secondaria ma nei Paesi subsahariani (si intendono tutti quei Paesi del continente africano a sud del Sahara) meno di un terzo usufruisce di un’istruzione secondaria.
La parità di genere, laddove il numero dei bambini è uguale al numero delle bambine, è stata raggiunta nella scuola primaria in molti Paesi, ma non nell’ambito della scuola secondaria; difatti, l’Africa subsahariana ha gli indicatori peggiori per l’educazione di secondo livello rispetto ad altre regioni: solo il 47% di ragazze tra i 15 e i 24 anni e il 52% di ragazzi, nella stessa fascia di età, ha completato gli studi primari. Ѐ necessario, dunque, investire sull’istruzione secondaria e favorire soprattutto l’ingresso delle ragazze: grazie all’istruzione secondaria gli adolescenti ampliano, in un momento fondamentale della loro crescita fisica ed intellettiva, le loro competenze ed imparano a pensare criticamente, fattori, questi, che possono tradursi in opportunità lavorative e futura partecipazione alla vita politica del proprio Paese, contribuendo, magari, a processi autonomi di democratizzazione.
Circa il 90% dei 127 milioni di giovani analfabeti vive in Asia meridionale (65 milioni) e nell’Africa subsahariana (45 milioni); non meno confortanti i dati provenienti dai Paesi sviluppati, dove 1/4 dei ragazzi e 1/3 delle ragazze tra i 15 e i 24 anni risultano analfabeti.
La scuola rappresenta, ancora una volta, il baluardo contro lo sfruttamento della manodopera minorile: l’International Labour Organization (ILO) ha stimato che nel 2008 circa il 60% dei 215 milioni di bambini lavoratori aveva tra i 12 e i 17 anni. I maschi solitamente vengono impiegati nell’agricoltura e nell’industria e sono esposti ad infortuni più dei lavoratori anziani; le ragazze, invece, vengono dirottate verso i lavori domestici, con potenziale rischio di subire abusi, maltrattamenti e avere limitate opportunità educative.
Sradicare l’estrema povertà e la fame sono imperativi categorici per il raggiungimento dell’educazione primaria universale, alla base di un’ulteriore istruzione e di un’alfabetizzazione necessaria per preparare adolescenti e giovani al lavoro e alla partecipazione civica attiva. Feuerbach scrisse che l’uomo è ciò che mangia ed è questa una grande verità, soprattutto per le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo: il cervello ha bisogno di essere nutrito per poter lavorare bene ed apprendere, così come il corpo per poter canalizzare al meglio le energie in qualsiasi tipo di attività, siano esse lavorative o sportive. Rompere il circolo vizioso di povertà-fame-analfabetismo è l’unica via per garantire a bambini e adolescenti diritti umani inalienabili, per assicurare agli adulti di domani l’opportunità di crescere in salute, pace e dignità, condizioni necessarie che solo l’educazione, lavorando sulla strutturazione del carattere e della mente, può realizzare concretamente.
“L’educazione è l’arma più potente che può cambiare il mondo.” Nelson Mandela
30 Maggio 2012