Il 10 giugno 1924 Giacomo Matteotti, deputato socialista, veniva sequestrato e ucciso da una squadra di aderenti al Partito Nazionale Fascista guidata da Amerigo Dumini. Un atto che avveniva con l’assenso, se non sotto mandato diretto, di Benito Mussolini, allora capo del governo e capo del fascismo.Il corpo verrà ritrovato il 16 agosto 1924 nei pressi di Roma.
Propongo che il prossimo 10 giugno ci sia una giornata di riflessione pubblica per ricordare Giacomo Matteotti.
“Giornata di riflessione pubblica” non significa “Giornata della memoria”. Di quelle nel nostro calendario pubblico ne abbiamo più che a sufficienza fino a far diventare la memoria non un esercizio di riflessione, bensì un ingombrante fardello.
Perché proprio ora e perché Giacomo Matteotti.?
Almeno per tre motivi:
Il primo riguarda l’onorare la memoria di un uomo che è stato ucciso non perché abbia fatto qualcosa di illecito, ma per l’esatto opposto, perché ha chiesto pubblicamente che il potere riconoscesse i propri errori.
Il secondo riguarda il fatto che oggi l’antifascismo deve andare oltre la memoria della sua vittoria e ritrovare il senso e il significato della lunga storia delle sue violenze subite perché quella vittoria e diventasse possibile. Significa che la memoria del’antifascismo oggi non passa solo, e forse nemmeno prevalentemente per il 25 aprile.
Il terzo motivo, quello che mi sembra più attuale, è perché Giacomo Matteotti non era un cittadino che ha pronunciato parole nella sua veste di cittadino, ma perché era un politico, che da politico, da uomo politico ha sfidato il potere laddove tutti erano obbligati ad ascoltarlo. E che per questo, il suo avversario politico, servendosi di uomini non pubblici, di persone che dovevano rimanere anonime, lo ha colpito e ucciso.
Non è vero che un’altra politica non è possibile e non è vero che perché sia possibile sono necessari gli uomini estranei alla politica o i cantori dell’antipolitica.