Web FactoryFenomenologia di Twitter in Italia

Mentre Twitter negli Stati Uniti è un social network di massa, in Italia il suo utilizzo è fortemente polarizzato tra Influenzatori (blogger, giornalisti, marketers) e bimbominkia. Questo è reso pa...

Mentre Twitter negli Stati Uniti è un social network di massa, in Italia il suo utilizzo è fortemente polarizzato tra Influenzatori (blogger, giornalisti, marketers) e bimbominkia. Questo è reso particolarmente evidente nelle occasioni di festa, come l’ultimo ponte dei morti, in cui i Twitter Trends sono invasi da sondaggi idioti e hashtags ch inneggiano a Justin Bieber e altri fenomeni pop.

Ad accomunare ragazzini under18, blogger, giornalisti e personaggi famosi è la passione per le mode. Blogger e bimbominkia invece hanno in comune la presunzione di anticonformismo e un senso di elitarismo e esclusività.

La blogosfera italiana, già fortemente caratterizzata da egocentrismo e autoreferenzialità, fino a qualche tempo fa aveva eletto a luogo di ritrovo FrienFeed, sfigatissimo social network conosciuto praticamente solo in Italia e Tunisia e recentemente rilevato da Facebook. FriendFeed permetteva di svolgere più o meno le stesse attività di Twitter ma era meno cool. A questo bisogna aggiungere l’arrivo di Google+, che nessuno fuori dagli “early adopter”(quelli che provano per primi un prodotto) ha cagato ma che ha avuto l’effetto di far realizzare ai blogger che ci voleva una novità (e che belle quelle liste). Ecco quindi che tra i volubili opinion leader internettiani si è diffusa sempre più forte la voce: “venite tutti su Twitter”, “è di moda, non c’è tutta la plebaglia di FaceBook e i 140 caratteri sono una figata, stimolano la sintesi! E poi si possono seguire gli eventi in live-blogging con gli hashtag”.

Ovviamente queste funzioni di Twitter esistono (e sono praticamente le uniche che consente). Certo, valutare le limitazioni di un mezzo un incentivo per la creatività non è un modo sbagliato di vedere il mezzo stesso, anche se un po’ bizzarro. I presunti benefici in immediatezza e “asciugatura del superfluo” della sintesi spesso si trasformano in un “effetto afasia”, come nel caso dei tweet di Gianni Riotta e Sabina Guzzanti (ma ci sarebbero sterminati esempi).

In realtà Twitter, come lo stesso FaceBook, è una piattaforma, e la sua conformazione viene stabilita dalle linee guida dall’alto ma anche dall’utilizzo che ne fanno gli utenti. E’ quindi assurdo stabilire che Twitter abbia caratteristiche che favoriscono la libertà di espressione rispetto a FB, semplicemente i 140 caratteri e una certa difficoltà di utilizzo iniziale formano un forte barriera all’ingresso per il pubblico generalista, rendendolo di fatto un Social Network elitario per gli italiani. A questo va aggiunto che il meccanismo di relazione univoca (il follow) con cui si stabiliscono i contatti su Twitter è molto più selettivo rispetto all’odiato FaceBook.

Inoltre, proprio a causa del suo utilizzo, Twitter ha la tendenza a dare visibilità a personaggi già noti e visibili nel mondo reale, celebrità dello Sport e dello spettacolo e giornalisti che già possiedono una piattaforma di visibilità da cui parlare (le differenze con FB non sono così nette in realtà, la relazione e il networking sono fondamentali anche là, diciamo però che Twitter ristabilisce le gerarchie della Blogosfera dell’era pre- Facebook)
Sembra quindi illusoria e la pretesa degli entusiasti di Twitter della sua funzione di coadiuvante alle rivoluzioni e all’utilità sociale nelle tragedie (il presunto e pateticamente auto-strombazzato aiuto delle Twittersar alle popolazioni colpite dalle alluvioni in Liguria). Twitter in Italia è un Social Network pretenzioso e autoreferenziale, elitarista e narcisista come la blogosfera italiana.

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