Ma lei dove mi è finita? Mi urla al telefono il direttore generale burocrate di un grande ufficio. Venga a lavorare con me che ne ho bisogno…sto pagando profumatamente delle persone esterne e non mi piace affatto come lavorano. Le voglio mandare via.
Nicchio, perché so come funziona la pubblica amministrazione. Dove lavoro sto bene. Il mio capo è un bravissimo giornalista chiamato dal Ministro a dirigere l’Ufficio Comunicazione. Bravo davvero e da lui sono molto stimata.
Passa un po’ di tempo e il direttore burocrate mi chiede di nuovo di andare a lavorare nei suoi uffici. Gli faccio capire che se vado devo essere tutelata perché, anche se so fare bene il mio mestiere di giornalista e comunicatore, non sono un dirigente e non sono un esterno e quindi…”Ma se io la chiamo vuole che non la tuteli?” mi risponde un po’ irritato lui.
Mi fido e accetto. Il mio capo giornalista mi lascia andare suo malgrado…anzi mi chiede di approfondire bene quale sarà il mio compito e le mie mansioni.
Arrivo nel nuovo ufficio e c’è subito una novità. Ero in aggiunta, perché le esterne che avevano capito quanto stava accadendo si erano mosse e i loro Santi in paradiso avevano scongiurato che andassero via.
Questo quindi già andava contro i patti. Poi scopro che qualcuno non è quello che dice di essere millantando titoli e iscrizioni che non aveva e cominciano i ricattucci politici al grande capo burocrate che mi aveva voluto là….morale della favola, tempo un mese e vengo scaricata al mio destino e alla mercè di tutti quelli che non avevano gradito affatto che io andassi a lavorare lì con loro…. chiamata “addirittura dal grande capo”.
Comincia il mobbing. Mi mettono in un angolo e tutti si dimenticano di me.
Vado ad infoltire la truppa delle persone che rasentano i lunghi corridoi camminando a occhi spenti.
Mi spostano in un altro piano, fuori dalla loro vista. Nella stanza a fianco alla mia c’è un gruppo di consulenti esterni molto laboriosi. Nelle altre stanze gli interni non sanno che fare. Io mi invento qualcosa, leggo le notizie, cerco di comunicarle…ma niente. Ho capito di essere arrivata nel limbo.
Vado dal dirigente dell’ufficio ( non dal direttore burocrate che ormai mi aveva abbandonato completamente al mio destino, pena la sua riconferma!) e lo prego di farmi occupare di qualcosa. Mi risponde che deve far lavorare la collega esterna, quella che sarebbe dovuta andare via… perché con quel che costava all’amministrazione….
Divento completamente invisibile. Non esisto più per nessuno…Nella posta condivisa leggo che una persona comunica ad un altro ufficio che non può partecipare ad una riunione perché è completamente sola…
Aspetto sempre che qualcuno mi chiami. Sono una persona molto operativa e se non lavoro mi deprimo.
Non so difendermi e non posso difendermi. L’ho detto, ho imparato a fare il mestiere di comunicatore da persone brave e quindi posso essere apprezzata solo da persone brave…non dai mediocri, perché questi ti distruggono.
Il mio ex capo, il giornalista, viene a sapere che non vengo trattata come avrei dovuto e come avevano promesso e allora fa una cosa che non dimenticherò mai. Chiama il direttore generale burocrate e gli dice che lui vuole che io torni indietro. Lui vuole che io torni a lavorare nel suo ufficio. Lui, che quando qualcuno decideva di andarsene dal suo ufficio, gli faceva capire che sarebbe stato per sempre e che mai e poi mai avrebbe ripreso chi aveva deciso di andarsene….mi richiama.
Ecco. Lui, questo mio ex capo, mi ha salvato da una situazione davvero mortificante e da una depressione sicura.
Ho ripreso quindi a occuparmi a pieno titolo del mio lavoro…e qualche anno dopo ho ricevuto degli attestati pubblici unici e di grande rilevanza.
Ma mai nessuno ha pagato per lo spreco di soldi e risorse di quel periodo! E non voglio dire per la mia mortificazione personale e professionale, di cui economicamente a distanza di 10 anni, sento ancora gli effetti!
Questa è una piccola parte della mia storia. Ma nella Pubblica Amministrazione esistono tante risorse interne che non vengono utilizzate…